Napoli, è la vittoria di Ancelotti:
il leader calmo ha battuto i fantasmi

Napoli, è la vittoria di Ancelotti: il leader calmo ha battuto i fantasmi
di Francesco De Luca
Lunedì 24 Settembre 2018, 07:00 - Ultimo agg. 13:35
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Il vigore del Napoli a Torino, con una convincente vittoria che attenua le perplessità post Belgrado, e le ansie della Juve, scacciate soltanto nel finale a Frosinone: il grande duello è ripartito.

Si è vissuta un'intensa domenica, dal pomeriggio di Torino alla serata di Frosinone. Quella sui granata è stata una vittoria di Ancelotti più che di Insigne e dei suoi compagni. Perché il leader calmo ha trovato la soluzione migliore per stordire il Toro e contemporaneamente sentire sua questa squadra: ritmo alto e atteggiamento aggressivo fin dai primi minuti nonostante il caldo, soprattutto grande movimento là davanti, con Lorenzo, Mertens e Verdi che scambiavano continuamente le posizioni. Il rilancio dell'esterno ex Bologna, il primo colpo del mercato estivo dopo il gran rifiuto di gennaio, a tre settimane dalla deludente esibizione a Genova è stato l'elemento tattico più interessante. Verdi non è Zielinski, ha maggiore capacità di movimento sul fronte di attacco e dunque può giocare sulle fasce e segnare un gran gol da attaccante come ha fatto sul campo del Toro, finalizzando la seconda azione costruita dal Napoli nello stesso modo, sul lato debole dei granata, il destro. Stavolta Verdi ha eseguito alla lettera le indicazioni dell'allenatore, non ha sbagliato un movimento e un tocco, se non la copertura su Berenguer in occasione dell'azione in cui l'esterno spagnolo ha conquistato il rigore a causa dell'intempestivo intervento di Luperto, inserito a sorpresa da Ancelotti: il difensore - un centrale adattato ad esterno sinistro - è stato spesso in difficoltà ma è attraverso queste prestazioni che si matura.
 
 

Si era detto, basandosi sui numeri delle ultime due partite, che il 4-4-2 penalizzava l'attacco e blindava la difesa. La prima linea è stata stavolta esplosiva, con quella doppietta di Insigne (4 reti in 5 partite) che ha confermato i suoi rapidi progressi con Ancelotti. Non è più l'esterno sinistro nel 4-3-3, bravo nel tiro a giro e stop. Lorenzo coltiva l'aspirazione di diventare un attaccante universale e la sua crescita è confortante anche per Mancini, il ct che si lamenta perché gli italiani non giocano (e dunque non segnano) sempre. Ecco, ieri il Napoli ha realizzato tre gol italiani, con il prezioso contributo del bomber belga Mertens, che ha ritrovato il posto da titolare nel nuovo modulo perché si muove di più rispetto a Milik e più agevolmente può scambiare la posizione con Insigne. A proposito della difesa, i rischi corsi sono stati pochissimi. Albiol e Koulibaly hanno saldamente il comando del reparto e i due centrocampisti Hamsik e (stavolta) Rog assicurano una buona copertura. Per la seconda volta Marek non è stato sostituito, è il segno dell'importanza che Ancelotti attribuisce al lavoro del capitano, simbolo di una squadra che sta vivendo senza nostalgie - a differenza di una parte dell'ambiente - il distacco da Sarri. Si è chiusa una bella storia e si deve guardare avanti. Il Napoli - il Napoli di Ancelotti - è quello che si è visto nei primi 20-25' a Torino, in grado di travolgere un avversario solido sul suo campo. Ancelotti ha una tale caratura da non dover essere confrontato con alcun collega, si chiami pure Sarri e abbia pure conquistato 91 punti in un campionato.

A Torino gli azzurri torneranno tra sei giorni, dopo il confronto di mercoledì con il Parma di Sepe e Inglese al San Paolo (una delle squadre più toniche in questo inizio di stagione), per sfidare la Juve, che dopo una partita di sterile attacco è stata salvata a Frosinone, in casa di una neopromossa, da un gol di Cristiano Ronaldo, che di un passo non si trovava in fuorigioco.
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