Carletto come Fred Astaire, ballerino su tutti i campi

di Marilicia Salvia
Lunedì 22 Ottobre 2018, 08:00 - Ultimo agg. 10:09
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Siamo in ballo e dobbiamo ballare, ha detto Carlo-FredAstaire sabato sera: e dunque balliamo, che sia a Parigi dove mercoledì sera ci aspetta il sempre affettuoso monsieur Cavani o che sia in questo campionato appena cominciato e già pieno di sorprese. 

Balliamo dentro palazzi che pensavamo stregati, che pensavamo irraggiungibili, e dove invece una dopo l'altra le luci della festa si stanno accendendo per noi. Tra un can-can per restare in Champions e un tiptap per raggiungere quel traguardo lì, il traguardo che ancora una volta cerchiamo di non nominare ma che non si scolla mai dai nostri pensieri tifosi, stiamo ballando una danza straordinaria e il grande coreografo è lui, il placido mister acchiappa-tutto: l'uomo dai mille trofei che a tre mesi dal suo sbarco a Castel Volturno, e aldilà di quello che succederà alla fine della stagione, ne ha già conquistato un altro, l'affetto e la stima del popolo azzurro. Non era facile e non era scontato, dopo il lungo idillio, per non dire il cieco amore, che ci ha legati all'indimenticato Comandante. Non era facile e come spesso abbiamo detto poteva succedere soltanto a una condizione, che arrivassero i risultati, e anzi i risultati legati al bel gioco. Dopo aver visto sabato sera Fabian Ruiz fare Lorenzo Insigne, ogni residuo dubbio è decisamente svaporato e adesso il pericolo è già un altro, un pericolo tipicamente napoletano: che ci innamoriamo troppo e troppo finiamo per aspettarci, perché purtoppo noi le lezioni non le impariamo mai.

Ma intanto balliamo, e ballando sogniamo, perché con questo allenatore qui non abbiamo una squadra sola ma almeno due o tre, e se altri hanno Ronaldo noi abbiamo i nostri jolly: se non funziona Zielinski entra la roccia Rog e in 40 secondi va in gol, se Milik gira a vuoto state certi che Ciro si fa trovare pronto. Ecco, Ciruzzo Mertens: andato via Jorginho provate a togliergli il pallone quando c'è da tirare un rigore, se ci riuscite. Che sarà pure vero che non è da questi piccoli particolari che si giudica un giocatore, ma ci vuole lucidità e coraggio a tirare, e segnare, dopo che con una interminabile e incomprensibile pausa ti hanno mandato a far benedire adrenalina e concentrazione. Ciruzzo invece se ne frega e fa bene, d'altra parte nessuno come lui se ne intende di danze, lui che ha la sua Kat scatenata nel «Ballando con le stelle» versione olandese. Ciruzzo che, attenzione, statistiche alla mano con il gol di sabato sera ha raggiunto a quota 71 Altafini e Higuain: va da sé che dovrà fare l'impossibile per superare immediatamente il record e abbandonare al più presto la scomoda compagnia, e siamo pronti a scommettere che anche lui non vede l'ora. Presto, subito, magari già a Parigi, mercoledì sera, dove qualcuno immaginava che ci saremmo presentati per un ultimo tango, mentre arriviamo con la grinta di chi è al comando della classifica e non intende fare passi indietro.

Questo è il bello della stagione di Carlo-FredAstaire, che sappiamo da dove siamo partiti ma non abbiamo idea di dove potremo arrivare. È la forza di un leader che non agita e non si agita, che non si lamenta dei limiti né eccede nell'esaltazione dei pregi (a parte quel giudizio su Napoli città dove si sta da Dio, ma si capisce detto da uno che non deve prendere mezzi pubblici) e che, soprattutto, fa della duttilità la sua bandiera. Probabilmente non vinceremo la Champions, forse non vinceremo la Coppa Italia, magari non vinceremo neanche quella cosa che da trent'anni continua a sfuggirci (ma magari sì, magari al mezzo passo falso di sabato i noncolorati ne aggiungeranno altri, magari Ronaldo non è così infallibile e Allegri non è quella macchina da guerra che vuol far credere). Ma di una cosa possiamo essere certi: Carlo-Fred ci proverà, la squadra una, nessuna e centomila non mollerà. Su nessuna pista da ballo, dentro nessun palazzo, finché le luci resteranno accese.
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