Benevento, all'Ospedale Rummo stop a specializzandi come tappabuchi: «Serve la formazione»

L'obiettivo della struttura ospedaliera di Benevento è evitare che gli specializzandi lascino il Sannio dopo il loro percorso

L'ospedale San Pio-Rummo di Benevento
L'ospedale San Pio-Rummo di Benevento
di Luella De Ciampis
Sabato 27 Aprile 2024, 00:00 - Ultimo agg. 08:47
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Il Rummo è tra le prime strutture ospedaliere che già da qualche anno ha cominciato ad attingere ad ampio raggio personale medico dalle graduatorie degli specializzandi, raggiungendo addirittura un reclutamento di giovani medici di poco inferiore alle 100 unità, e mirando alla loro stabilizzazione a tempo indeterminato. Una iniziativa, quella dell'azienda ospedaliera che, alla luce del nuovo decreto previsto dal Pnrr, rafforza la posizione dell'ospedale e consolida quella dei giovani medici. «Il nostro orientamento - dice il direttore generale Maria Morgante - per la fruizione, diremmo intensiva, dei medici specializzandi, è stato sostanzialmente dettato dal principio sempre attuale del fare di necessità virtù.

Non dimentichiamo che la Campania è ancora fortemente penalizzata da quei 10 anni di commissariamento che hanno bloccato il turnover e provocato di fatto un grave, ulteriore impoverimento dell’organico, in special modo di medici e infermieri.

La Regione è riuscita ad azzerare l’indebitamento ma ancora oggi si registrano ritardi di certificazione che rallentano l’obiettivo di poter agire in regime di normalità».

«Il provvedimento legislativo che ci consente di tenere gli specializzandi in corsia è decisamente una buona notizia insieme alla norma che facilita il loro ingresso nel Servizio sanitario al di fuori della rete formativa - rimarca Morgante -. A nostro modesto parere, tuttavia, l'utilizzo di queste figure professionali non può assestarsi sull’attuale necessità di rimediare ai buchi dell’assistenza. È indispensabile che l’impiego in corsia venga integrato con provvedimenti che allontanino il rischio di abrogare per legge la formazione degli specializzandi.

Oggi abbiamo un po' di ossigeno in più per far fronte alla carenza gravissima di personale: dati di fonte ufficiale testimoniano che Regioni di gran lunga meno popolose della Campania, e sono tutte regioni del Nord e del Centro, hanno moltissimi medici e infermieri in più rispetto a noi. Tuttavia, dobbiamo considerare letteralmente “provvisoria” questa condizione, senza cadere nella trappola del “provvisorio” che in Italia spesso diventa sinonimo di “definitivo”». «In altre parole - conclude il suo ragionamento la manager -, è indispensabile che venga sbloccato il tetto di spesa sul personale sanitario, compensando i troppi errori del passato. Si pensi alla “spesa storica” come criterio di quantificazione e distribuzione delle risorse con una più equa assegnazione di fondi alle Regione, Campania in testa, che sono state fin qui maggiormente penalizzate».

Prima di questo emendamento, il contratto lavorativo a tempo determinato prevedeva una durata massima di 18 mesi, nel corso dei quali il giovane medico aveva l'obbligo di conseguire il titolo di specialista. Adesso il limite dei 18 mesi è stato abolito, con enormi vantaggi per il livello dei servizi erogati. Infatti, l'inserimento di un giovane medico all'interno di un reparto, con un contratto da dipendente, garantisce una migliore continuità assistenziale ai pazienti che, invece non viene assicurata ricorrendo ad altre formule. L'ospedale cittadino non ha mai fatto ricorso ai medici a gettone ma sta ricorrendo alle convenzioni con altre strutture sanitarie e ospedaliere del territorio regionale per garantire i turni di lavoro in alcuni reparti nei quali non è stato ancora possibile completare l'organico. Il medico che viene assunto, prima a tempo determinato e poi indeterminato percepisce uno stipendio da strutturato che conviene all'azienda e garantisce la stabilità dei servizi.

«È importante – spiega Guido Quici, presidente nazionale della confederazione Cimo Fesmed - la facilitazione dell’ingresso nelle strutture del Servizio sanitario nazionale agli specializzandi al di fuori della rete formativa. Come federazione auspichiamo l’avvio di una seria riforma che non può limitarsi solo all'ingresso ma deve mirare al completamento della loro formazione sul campo per assicurare ai giovani medici adeguate garanzie e tutele anche da un punto di vista medico-legale. Per questo, condividiamo pienamente l'idea di un “ospedale-scuola” che garantisca alle nuove generazioni quella formazione sul campo che, spesso, manca durante l’intero ciclo formativo universitario».

Sono sei, su otto partecipanti, i candidati ammessi al concorso per la copertura a tempo indeterminato di un posto di dirigente medico di Neuropsichiatria infantile. A distanza di pochi mesi dalla diserzione generale dal concorso, l'ospedale ci riprova e avvia un nuovo iter concorsuale. A metà novembre, infatti al concorso di Neuropsichiatria infantile i 7 ammessi avevano deciso di non presentarsi proprio a sostenere le prove per cui, attualmente, il reparto, al terzo piano del padiglione San Pio, destinato a fornire un primo inquadramento del minore che giunge a consultazione, si avvale unicamente dell'ausilio di un dirigente psicologo.

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