Coldiretti: «Clima, raccolti a rischio tavolo sulla manodopera»

Riflettori accesi su frutta e verdura provenienti da altri Paesi con prezzi bassi e scarsa qualità

Si temono grandinate o gelate primaverili
Si temono grandinate o gelate primaverili
di Emanuele Tirelli
Giovedì 28 Marzo 2024, 07:24 - Ultimo agg. 11:35
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Cambiamento climatico e carenza di manodopera sono due elementi centrali per l’agricoltura di Terra di Lavoro. «Non si tratta di un allarme ma di una preoccupazione concreta per la produzione di quest’anno», spiega Giuseppe Miselli, direttore di Coldiretti Caserta. L’inverno mite e un mese di febbraio particolarmente caldo sono al centro di un ragionamento che si concentra sull’aumento delle temperature per muoversi su percorsi differenti, eppure legati tra loro verso un unico obiettivo: salvaguardare la produttività.

«Le coltivazioni arboree hanno bisogno di un certo numero di ore di freddo per consentire il giusto riposo vegetativo e ripartire con la produzione delle gemme. In alcuni casi abbiamo registrato un’attività di ripresa con gemme vuote proprio perché le piante non sono arrivate all’accumulo del numero necessario di ore di freddo. È frutto del cambiamento climatico. E per le coltivazioni che oggi sono in fioritura si temono eventi come grandinate o gelate primaverili che potrebbero danneggiarle e compromettere quindi la produzione».

La fioritura degli ulivi arriva invece più avanti, ma in quel caso c’è un’impollinazione anemofila che dipende dal vento e, soprattutto, dall’assenza di precipitazioni. «Il mese di maggio dell’anno scorso è stato particolarmente piovoso e abbiamo assistito a una riduzione importante della produzione: con il cambiamento del clima c’è il rischio che la stessa circostanza possa ripresentarsi anche questa volta».

Miselli specifica che in questa fase si tratta di un discorso in termini quantitativi, perché la qualità potrà essere valutata solo in un secondo momento, con l’arrivo dei frutti. «Per proteggersi dalla grandine è possibile utilizzare dei sistemi di protezione delle piante ma le aziende non hanno di certo la capacità di condizionare il clima, quindi uno degli strumenti più importanti resta la stipula di una polizza assicurativa che protegga la redditività dell’impresa».

Coldiretti Caserta riferisce inoltre che tra gli argomenti trattati nel corso delle assemblee dell’ultimo mese e mezzo con gli agricoltori c’è anche la carenza di manodopera, questione erroneamente ricondotta al solo periodo estivo ma che riguarda pure gli altri periodi dell’anno.

«L’inverno è il momento della cosiddetta potatura secca, e sono sempre più numerosi i produttori che non trovano maestranze. Chi ha molti ettari e poche persone a disposizione rischia di non poter effettuare le operazioni necessarie. Intendo dire che la carenza di manodopera si è trasformata in una serie di ritardi, con il rischio di essersi ritrovati con alcune zone dei campi in cui non è stata ancora effettuata la potatura ma è già arrivata la ripresa vegetativa».

Miselli parla soprattutto di lavoratori stranieri e migranti, considerati sempre più importanti per il settore agricolo. «Crediamo necessaria una revisione delle procedura di regolarizzazione di tante persone che si trovano sul territorio italiano ma che di fatto non possono essere impiegate ufficialmente dalle aziende. Quindi aspettiamo il tavolo con la prefettura di Caserta per affrontare questo problema: da una parte riusciremo a garantire alle aziende il reperimento degli addetti ai lavori; dall’altro riusciremo a contrastare il sistema del caporalato riducendo lo spazio di manovra nel reperimento e sfruttamento di quelle persone.

Lo stesso discorso vale anche per il trapianto dei pomodori sui terreni. Occorre mettere le piante a dimora perché altrimenti non attecchiscono».

C’è quindi un altro argomento sul quale Coldiretti Caserta punta il dito ed è quello dell’importazione dei prodotti.

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«I Paesi del mondo non rispettano tutti le stesse regole. È per questo che in Italia arrivano anche prodotti a basso costo trattati con sostanze chimiche che qui non sono più ammesse, oppure con qualità decisamente inferiore. È una questione ampia che riguarda la salute ma anche la corretta informazione del consumatore che deve essere consapevole della provenienza di ciò che acquista. E su prezzi e rapporti di forniture c’è bisogno di tenere alta l’attenzione».

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