«Non dubito asserire che questo era l'angolo della terra ove solo fosse all'uom dato viver vita divina» scrive nel 1817, il canonico De Jorio nella sua “Guida di Pozzuoli e contorno”, circa le delizie dell'amata Baia, «or beata, or felice» apprezzata dagli aristocratici romani e dagli Imperatori per il particolare clima mite «tutta lusso, tutta voluttà, tutta campestri delizie».
Di tanta bellezza e meraviglia, rimangono preziose testimonianze sopra e sotto al mare - decine di preziosi mosaici sommersi, resti di ville, portici, un ninfeo, quello dell'imperatore Claudio, che proprio a Baia celebrava, attorniato da statue di familiari e divinità, la sua discendenza da Ulisse.
Tra quelle non sprofondate a causa del Bradisismo, si apprezzano avanzi di antiche terme, erroneamente chiamati templi ed un articolato complesso di età imperiale, le terme romane di Baia.
Ma a Baia, tanto ancora c'è da scoprire e riscoprire, come una grande struttura d'epoca romana, caratterizzata da grosse volte, che attenti operai e restauratori, affiancati dagli archeologi della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Napoli, in questi giorni, stanno liberando da cespugli ed arbusti.
L'edificio, che colpisce per le sue enormi proporzioni, ricade all'interno del complesso archeologico di Villa Ferretti, bene confiscato alla camorra e oggi casa della cultura, grazie ad un protocollo di intesa tra il comune di Bacoli e l'università Federico II.
Circa la struttura ritrovata e più in generale l'area archeologica di villa Ferretti, riportiamo uno stralcio in merito dal 54' convegno di studi sulla Magna Grecia: «[...] del mare, la cui linea di costa è oggi notevolmente arretrata come esito dei ripetuti fenomeni legati al bradisismo.
I lavori, di ripulitura e restauro, nell'ambito del piano per il ri - uso di Villa Ferretti e del suo compendio archeologico “La nuova porta della città sommersa dei Campi Flegrei”.