Napoli, vince tre appalti Pnrr: «Camorra e prestanome, assalto ai fondi pubblici»

Blitz della Dia, due cantieri nel mirino della Procura

La Dia ha eseguito un provvedimento di sequestro a carico di un'azienda
La Dia ha eseguito un provvedimento di sequestro a carico di un'azienda
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Lunedì 22 Aprile 2024, 23:27 - Ultimo agg. 23 Aprile, 17:35
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Un assalto alla diligenza. Con un obiettivo dichiarato: arpionare risorse pubbliche, puntare alla pioggia di milioni sul napoletano, grazie ai finanziamenti del Pnrr. Se ne stanno accorgendo gli analisti del gruppo interforze fortemente voluto dal prefetto di Napoli Michele di Bari, in piena sinergia con la Procura di Napoli guidata da Nicola Gratteri.

In pochi mesi, sono stati effettuati diversi accessi ai cantieri che si sono aggiudicati gli appalti sostenuti grazie ai fondi resi disponibili all’indomani dell’emergenza covid. E l’ultimo blitz sembra confermare il trend di questi mesi. Decisivo il lavoro della Dia di Napoli, sotto la guida del capocentro Claudio De Salvo, a capo della task force in Prefettura: è di ieri la notizia del sequestro di un’azienda con base romana, ma operativa tra napoletano e casertano.

Un gruppo societario che sarebbe riconducibile a manager in passato ritenuti vicini a soggetti legati ai clan casalesi.

Verifiche in corso, scattano i sigilli all’azienda, mentre viene indagato anche l’ex amministratore al quale era stata affidata la gestione dell’azienda dopo un precedente intervento di sequestro. Verifiche in corso, una storia che va raccontata a partire da una premessa: parliamo di una vicenda alle battute iniziali sotto il profilo investigativo, in cui tutti i soggetti coinvolti potranno dimostrare la correttezza della propria condotta.

Ma torniamo al provvedimento notificato ieri dalla Dia. Si parte dal sequestro preventivo firmato dal gip del Tribunale di Napoli Nicoletta Campanaro. Inchiesta condotta dal pm Graziella Arlomede, sotto accusa finiscono Emanuele e Alfredo Capalbo, in quanto riconducibili a Idea Lavoro srl. Per gli inquirenti, Alfredo Capalbo era stato in un recente passato legale rappresentante della Co.Ge.Cap, a sua volta sottoposta a sequestro alcuni anni fa. In sintesi, ci sarebbe stato un travaso di competenze e risorse da una ditta sequestrata a una nuova compagine societaria ora finita al centro delle verifiche della Procura.

Ma restiamo al provvedimento del gip Campanaro. Una volta costituita la Idea lavoro («in linea di continuità con la Co.ge.cap». si legge), si sarebbero mossi su un mercato reso fertile dai fondi del Pnrr, «con l’aggravante di aver commesso il fatto al fine di agevolare il clan dei Casalesi (fazione Zagaria) di cui la società costituisce lo strumento per l’acquisizione di commesse pubbliche e dei relativi e conseguenti guadagni».

Ma quali sono le opere su cui sono accesi i riflettori? «Un appalto per i lavori di riqualificazione dell’area attrezzata di piazza Giancarlo Siani a Casalnuovo; il secondo appalto riguarda invece la ristrutturazione, nel comune di Saviano, di un bene confiscato alla criminalità organizzata (che era formalmente appaltato dalla Co.Ge.Cap. srl, la società posta anni fa sotto sequestro). In questo scenario, è finito sotto inchiesta anche l’ormai ex amministratore della ditta sequestrata, che avrebbe disatteso i doveri di realizzare una gestione corretta e cristallina dei beni che gli erano stati affidati.

Il retroscena

Una vicenda tutta da approfondire, che fa emergere uno spaccato allarmante. Al netto dei sigilli posti ieri dalla Dia, negli ultimi mesi sono una decina gli accessi disposti dalla Prefettura nei confronti dei cantieri finanziati con risorse pubbliche. C’è una strategia che parte dal Viminale e che punta ad assicurare le risorse dello Stato, specie nel periodo legato alla gestione dei finanziamenti post covid.

Una decina di cantieri che hanno fatto emergere una serie di criticità in relazione al numero di impiegati a disposizione, ma anche alla gestione di strutture, locali e apparecchiature. Edilizia, servizi urbani, arredo pubblico sono i settori maggiormente a rischio, perché incidono sulla vivibilità in quegli spaccati metropolitani che sono stati messi in ginocchio durante i due anni di pandemia.

Ma quali sono i punti da mettere a fuoco? Uno degli aspetti su cui sono al lavoro gli uomini del gruppo interforze riguarda le forniture. O meglio: il caro forniture. A rileggere le informative di qualche mese fa, in relazione ad altri capitoli di spesa, appare evidente la tendenza a gonfiare i costi. Il restyling di una strada, la riqualificazione di uno spaccato urbanistico, la bonifica di giardinetti pubblici. Spese da giustificare. Un assalto vero e proprio, come per il post terremoto. Anche in quell’occasione sono piovuti soldi pubblici in pochi mesi.

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E anche in quell’occasione, sprechi di risorse pubbliche sono state segnalate da inchieste giudiziarie (spesso tardive e finite in un nulla di fatto, ndr). Ora l’obiettivo è chiaro: evitare di scrivere un’altra pagina di scandali e di compromessi sulla pelle dei napoletani. Fare luce, chiudere i rubinetti, in attesa di verifiche. Fatto sta che dopo il blitz della Dia, i manager raggiunti dal provvedimento di sequestro avranno modo di fare ricorso al Riesame, per motivare le proprie ragioni e scrollarsi di dosso l’accusa di aver fatto da testa di ponte di interessi opachi.

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