Trump cancella la rivoluzione firmata Obama: «No ai trans nell'esercito»

Trump cancella la rivoluzione firmata Obama: «No ai trans nell'esercito»
di Luca Marfé
Mercoledì 26 Luglio 2017, 15:50 - Ultimo agg. 27 Luglio, 09:39
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NEW YORK - Trump tuona contro i transgender e sbatte loro la porta dell’esercito in faccia. Il tycoon sceglie come sempre Twitter e, pur non riuscendo a stare nel perimetro dei 140 caratteri, cala un tris di pubblicazioni chiare e brutali: «Dopo consultazioni con i miei Generali ed esperti militari, cortesemente prendete atto che il Governo degli Stati Uniti non accetterà né ammetterà individui transgender per servire in qualsiasi funzione nell’Esercito statunitense. I nostri militari devono necessariamente focalizzarsi su una risoluta e schiacciante vittoria e non possono farsi carico dei vertiginosi costi medici e dei periodi di aspettativa che comporterebbe la presenza dei transgender nell’esercito. Grazie».

Ancora una volta Trump si muove nella direzione opposta rispetto a quella tracciata da Barack Obama nel corso del suo ottennato, quasi a volerne cancellare l’eredità di presidente e di uomo. Quasi a rimarcare una sorta di ossessione di natura personale, prima ancora che politica.

Una brusca interruzione, dunque, di quella rivoluzione annunciata dal suo predecessore che avrebbe dovuto vedere la luce proprio nel luglio di quest’anno. Ash Carter, ex segretario alla Difesa, aveva infatti proposto ed ottenuto nel 2016 l’abolizione del divieto per i transgender di prestare servizio nelle forze armate del Paese. Aveva anche accettato, però, un anno di sospensione dello stesso provvedimento che sarebbe dovuto servire da cuscinetto per consentire al Pentagono di determinare la possibile collocazione dei volti di questa minoranza all’interno della complessa macchina militare a stelle e strisce.



Con l’approdo di Trump alla Casa Bianca si era temuto fin dal primo momento che le cose potessero complicarsi, in generale per la comunità Lgbt, lesbiche, gay, bisessuali e transessuali appunto, ed in particolare proprio riguardo alla possibilità di arruolarsi di questi ultimi.

Il tycoon e il suo team, però, si erano sforzati di lanciare segnali di distensione, ben coscienti del peso politico ed elettorale di un bacino così vasto ed importante.

E invece, di colpo, il cambio di passo. Evidentemente teso a rassicurare quei sostenitori della destra più conservatrice di cui Trump è ben consapevole di non poter fare a meno, a maggior ragione in un momento già di per sé delicato. Momento reso ancor più turbolento da Russiagate, riforma sanitaria e fiscale ed un rimpasto in parte già avvenuto ed in parte tuttora in itinere dei volti di questa amministrazione (si infittiscono le voci di una possibile uscita di scena del segretario di Stato Rex Tillerson).

Un promessa insomma, quella del duo Obama-Carter, che pare destinata a sparire con un colpo di spugna e tre tweet.

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