Scafati, rapina armato di fucile prima dell'agguato: Adini resta in carcere

Il colpo era stato commesso la notte precedente all’agguato subito, intorno alle 3, insieme a R.A., 31enne scafatese per il quale il Gip ha deciso per i domiciliari

Il luogo dell'agguato e Adini
Il luogo dell'agguato e Adini
di Nicola Sorrentino
Venerdì 15 Marzo 2024, 07:00
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Lo rapinano dell’auto, minacciandolo con un fucile da caccia. Resta in carcere Marcello Adini, il 43enne ferito in un agguato di fuoco lo scorso 1 marzo, in via De Gasperi a Scafati. Il colpo era stato commesso la notte precedente all’agguato subito, intorno alle 3, insieme a R.A., 31enne scafatese per il quale il Gip ha deciso per i domiciliari. Il ragazzo, noto per un solo precedente, è difeso dal legale Lucia Apuzzo. Stando alle indagini del Nucleo operativo carabinieri di Nocera, quella notte i due avrebbero più volte spostato un fucile da caccia, nascondendolo in strada, per poi entrare in un’Audi A2, insieme al proprietario.

Dopo poco, R.A. era uscito dall’auto per prendere il fucile, appoggiato ad un muro, rientrando poi nel veicolo. Poi, la vittima era corsa fuori dall’auto, inseguita da Adini che nel frattempo gli aveva puntato contro il fucile. L’intera sequenza è stata ripresa dalle telecamere di sorveglianza, compresi i momenti nei quali i due indagati armeggiavano con l’arma. Dopo la rapina, i due erano fuggiti a forte velocità. Diverse ore dopo, la polizia locale aveva trovato quell’auto fuori strada, a seguito di incidente, con all’interno il solo Adini. La vittima aveva invece segnalato il furto ai carabinieri e ad un servizio di vigilanza privata. Ieri mattina, dinanzi al Gip, R.C. ha scelto il silenzio mentre Adini ha fornito una sua versione dei fatti, ritenuta non credibile. L’uomo ha raccontato di aver prestato dei soldi alla vittima della rapina, per giocare alle slot in un bar. Quest’ultimo gli aveva lasciato l’auto con la promessa di riaverla indietro, il giorno dopo. Adini ha poi negato il possesso di un fucile, ripreso invece dalle telecamere. Nell’ipotesi dell’Antimafia, quella rapina rientrerebbe in una contrapposizione tra gruppi camorristici sul territorio, al punto da contestare ai due indagati il metodo mafioso.

A supporto di ciò, viene ricordato come Adini era stato ferito da alcuni proiettili esplosi da un gruppo di fuoco all’interno di una Jeep, con un Ak47, nel pomeriggio del 1 marzo. Di recente, era stato assolto per l’omicidio Faucitano, che risale al 2016. La procura ha inoltre evidenziato la reticenza di alcuni testimoni e della stessa vittima della rapina, la quale non avrebbe mai sporto denuncia per il furto dell’auto, escludendo di essere stato vittima di reato. Di parere contrario il Gip, che relega il tutto ad un’ipotesi, non essendoci elementi che colleghino la rapina a contesti di criminalità organizzata. L’esclusione dell’aggravante vale anche per R.A. : non ci sono elementi che legano i due indagati a contesti mafiosi.

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Lo stesso vale per la vittima. Circostanza, quest’ultima, che lasciava ipotizzare come l’aggressione ad Adini rappresentasse una vendetta per quanto commesso in precedenza.