Napoli-Real Madrid, Ancelotti torna a Fuorigrotta dopo la grande illusione durata 18 mesi

Il gran ritorno al Maradona per la prima volta dal suo addio

Carlo Ancelotti
Carlo Ancelotti
Giuseppe Taorminadi Pino Taormina
Lunedì 2 Ottobre 2023, 11:00 - Ultimo agg. 15:00
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Hotel Vesuvio. Ore 23.15, Caruso roof garden. 10 dicembre 2018. Carletto è lì davanti a un De Laurentiis scuro in volto ma determinato. Sente le parole, replica convinto: «Aurelio, ma sei sicuro? Non posso fare nulla per farti cambiare idea?». Carlo Ancelotti, l'uomo che ha cambiato la storia del pallone, perché nessuno ha mai vinto quanto lui, veniva esonerato dopo un'avventura durata 566 giorni. Ancelotti comincia dai numeri più che dai sentimenti: perché è l'unico ad avere vinto il campionato nelle cinque nazioni calcisticamente più importanti. Oltre a 4 Champions, 3 mondiali per club e una infinità di altre cose. Stasera vivrà il suo ritorno al Maradona per la prima volta dal suo addio e poi andrà a dormire proprio nell'hotel dove è finita la sua storia napoletana.

Il Napoli è arrivato secondo con 91 punti, ma Sarri pur avendo un altro anno di contratto chiede un adeguamento importante. De Laurentiis non ci sta: preferisce un altro tecnico. E sceglie il Re di Coppa. È il 23 di maggio, quando Ancelotti varca i cancelli della Filmauro mentre Sarri a Varcaturo, a cena con il vice di Giuntoli, Pompilio, è lì che spera in una schiarita. Carlo e Aurelio iniziano come gli sposi in un viaggio di nozze: giro in barca, pranzi a Capri e Amalfi. Ancelotti dice: «Sono veramente felice e onorato di allenare la squadra di una città unica, sostenuta da un tifo impareggiabile». Poi quelle due pistole col presidente De Laurentiis: due agenti in missione per conto di Napoli. Pronti via, alla prima partita bacia sul campo Lorenzo Insigne: una cosa che nella sua vita ha dedicato solo a Pirlo, Inzaghi, Ronaldo, Robben e Ribery.

Non durerà molto l'idillio tra il capitano e Re Carlo. La stagione parte bene. «Sono venuto qui per il progetto del club, la qualità dei giocatori e la bellezza di Napoli, intesa come città». Se la godrà in lungo e in largo, Carletto. Innamorato della musica, non si tira mai indietro quando c'è da cantare. Nel ritiro si fa riprendere mentre intona O surdato nnammurato. Passa al 4-4-2, in campionato le cose vanno bene, ma pareggia in Champions a Belgrado e Milik al 90’ a Liverpool sbaglia a un metro da Allison il match point per gli ottavi. Un'uscita di scena immeritata. Ma arriva la promozione di De Laurentiis dopo la conferma tra le prime 4. «Sono molto soddisfatto del suo lavoro».

Il 10 giugno, per i suoi 60 anni, raduna a Capri un bel po' di amici e presenta a De Laurentiis il suo fidato scudiero, Rino Gattuso. Chiede James Rodriguez e fa illudere tutti che possa essere un obiettivo azzurro. Impossibile, De Laurentiis tergiversa, capisce l'ingaggio e vira subito altrove. Il ds Giuntoli propone un 19enne, Kvaratskhelia. E alla fine arrivano Lozano, Manolas, Elmas, Di Lorenzo e Llorente. Dice Carletto: «Possiamo vincere lo scudetto. Il mercato della società è stato da 10». Qualcosa non va. La squadra comincia a contestare i metodi del tecnico che ha vinto tutto, mette in discussione persino la presenza del figlio Davide. De Laurentiis inizia a vacillare ed è assalito dai dubbi. In Champions la squadra vola, batte il Liverpool campione d'Europa ma poi arriva il primo caso: Insigne viene messo fuori squadra con il Genk. «Non si è allenato bene». Un messaggio alla squadra che prepara l'insubordinazione. In campionato le cose precipitano, anche il quarto posto è lontanissimo. A metà ottobre il Napoli perde con la Roma, il presidente De Laurentiis ordina il ritiro. Cosa ne pensa lui? «Dico che non sono d'accordo». La crepa diventa una frattura insanabile. Arriva il Salisburgo e il Napoli strappa un pari, ai calciatori viene ordinato di tornare a Castel Volturno ma loro rifiutano. Ancelotti, nel frattempo, prende il suo staff e al contrario dei calciatori, obbedisce alla disposizione del club. Sono giorni infernali, Contro Genoa e Milan arrivano due pareggi. E il ko contro il Bologna porta ad un nuovo ritiro, questa volta voluto direttamente da Ancelotti, con tanto di faccia a faccia coi giocatori. De Laurentiis è convinto che non ci siano margini per risalire e si ricorda di quel vecchio amico di Carletto, Gattuso. A Udine arriva un pareggio che segna il destino del tecnico di Reggiolo. Il patron ha deciso: qualsiasi cosa succeda con il Genk, il 10 dicembre, manderà via Ancelotti. Finisce 4-0 e la storia è al capolinea. «Lo faccio per te». Undici giorni dopo firmerà con l'Everton. E poi tornerà a Madrid. A diventar leggenda. 

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