Napoli, Castel dell’Ovo: servono altri fondi per i lavori

I subacquei hanno scoperto danni nascosti sotto il livello del mare. Il Comune chiede altri finanziamenti al Ministero

castel dell'ovo
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Paolo Barbutodi Paolo Barbuto
Lunedì 6 Maggio 2024, 23:30 - Ultimo agg. 7 Maggio, 19:19
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Napoli, il Castel dell'Ovo ha più danni di quanto immaginato e bisogna cercare nuovi finanziamenti. ​Ieri è stata ufficialmente avviata un’altra porzione dei lavori di restyling al castello chiuso da gennaio 2023 per gravi problemi di tenuta, con cedimenti e crolli. Gli interventi, dotati di un finanziamento da otto milioni di euro del Piano Sviluppo e Coesione, procedono con lentezza, perché ad ogni passo in avanti negli interventi si scopre una nuova problematica, imprevista, che impone varianti al progetto e lavori ulteriori per i quali c’è bisogno di altri soldi, tanti soldi.

I danni del mare

In avvio degli interventi, a partire dallo scorso autunno, sono entrati in azione esperti subacquei che hanno ispezionato la parte sommersa del maniero e hanno appurato che, nella porzione esposta alla violenza delle onde, c’erano danni, molto seri, non individuati dalle ispezioni esterne. È quello il fronte che, attualmente, preoccupa maggiormente i tecnici.

È questa la porzione dei lavori che richiederà un investimento cospicuo, quello per il quale c’è bisogno di una nuova poderosa iniezione di denaro. Il coordinatore delle politiche culturali del comune di Napoli, e consigliere del sindaco Manfredi, Sergio Locoratolo, spiega con chiarezza che «Il Comune ha avviato una fattiva interlocuzione col Ministero della Cultura al fine di reperire ulteriori fondi finalizzati al completamento delle opere di valorizzazione, in particolar modo per la parte "a mare" del castello, incluso il molo del Ramaglietto.

A tale scopo il Comune ha avviato, già da gennaio scorso, una campagna di indagini mirate per approfondire la condizione di conservazione del castello sotto il livello del mare e valutare l'entità degli interventi necessari».

In realtà proprio la porzione del Ramaglietto era al primo posto dell’elenco dei lavori da realizzare con il finanziamento iniziale. C’è un documento (il dettaglio è ancora disponibile per la consultazione alla pagina ufficiale coesionenapoli.it) dove sono elencati tutti gli interventi ricompresi nel Piano di Sviluppo e Coesione: alla pagina «Riqualificazione e Valorizzazione di Castel dell’Ovo» sono elencati uno per uno tutti i lavori previsti. E il punto numero uno riguarda proprio il molo per il quale, adesso, il Comune va a caccia di nuovi fondi.

I percorsi protetti

Il consigliere Sergio Locoratolo, però, in una nota chiarisce pure che il resto dei lavori sta procedendo: «Il Comune di Napoli ha sottoscritto nel 2022 un accordo di valorizzazione con il Ministero della Cultura, ente proprietario del Castel dell'Ovo, finalizzato alla valorizzazione dello stesso. Per gli interventi di valorizzazione il Comune ha avviato un primo lotto di lavori a settembre 2023 e un secondo lotto relativo al restauro di alcune facciate ad aprile di quest'anno. L'avvio del terzo ed ultimo lotto, riguardante la valorizzazione di alcune sale e ambienti interni del castello, è previsto entro settembre 2024, mentre la conclusione di tutti i lavori finanziati, per un totale di 8 mln di Euro è prevista entro la fine del 2025. Da giugno però il castello sarà già accessibile a gruppi organizzati; i lavori del secondo lotto sono stati infatti pensati per "convivere" con l'apertura controllata del castello».

Poi Locoratolo guarda anche al futuro: «Al termine dei lavori, nel 2025, saranno pienamente fruibili alcune sale chiuse da tempo immemore, come la Sala delle Colonne, di rara bellezza, mentre saranno messe in sicurezza e rese pienamente accessibili e sicure le terrazze. La Sala Italia tornerà ad essere utilizzata per eventi e convegni, utilizzando come piccolo ufficio accoglienza il locale appena liberato dagli occupanti».

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Gli occupanti

Proprio ieri mattina è stato riconsegnato il piccolo locale di fianco all’ingresso secondario del castello per il quale il Comune aveva chiesto lo sgombero immediato. La polizia municipale s’è presentata intorno alle 11 del mattino davanti al portoncino verde e gli «occupanti sine titulo», come li ha definiti Palazzo San Giacomo, hanno restituito le chiavi.

Una brevissima ispezione ha consentito di verificare che il locale era vuoto, niente mobili da portare via, nonostante la presenza di una squadra di traslocatori. Sono stati bloccati gli allacci dell’acqua mentre il contratto per l‘energia elettrica era già stato disdetto.

In pochi minuti è stato firmato un verbale di riconsegna. Solo in un secondo momento il Comune farà partire le richieste riferite ai mancati versamenti del canone.

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