Arriva a Napoli con un obiettivo di alto profilo: abbattere gli arretrati e rendere più spediti (ed efficaci) i processi. Martedì mattina, il giorno di Maria Rosaria Covelli, che potrà insediarsi come presidente di Corte di Appello, chiudendo una vacatio di circa quindici mesi. Al fianco del magistrato che guiderà la Torre più alta della giustizia a Napoli, ci sarà il ministro guardasigilli Carlo Nordio, che ha voluto ufficializzare la sua presenza, a ribadire l’importanza del distretto di Corte di Appello di Napoli.
Uno snodo decisivo, che cade in un periodo in cui gli uffici della cittadella giudiziaria partenopea sono stati interessati da verifiche condotte per fare chiarezza sul dissequestro dei beni degli imprenditori Pellini, a cui dovrebbe essere restituito il tesoro confiscato anni fa, al termine di un processo per traffico dei rifiuti. Ironia della sorte, il nuovo presidente Covelli va a insediarsi nell’ufficio che è interessato dall’attività ispettiva aperta alcuni mesi fa, quando la stessa Covelli guidava l’ufficio ispettorato del Ministero della giustizia.
Una storia ancora aperta, che va calata in un contesto in cui pesano i numeri che dovranno essere affrontati nel corso del mandato della neo presidente Covelli.
Ed è proprio in questo scenario bollato come «drammatico», che gli ispettori del Ministero dovranno fare chiarezza sulla vicenda che vede protagonisti i tre fratelli imprenditori Giovanni, Salvatore e Cuono Pellini, finiti - ovviamente loro malgrado - al centro di una caso ancora tutto da chiarire. Come è noto, i tre manager sono stati condannati per traffico di rifiuti in via definitiva; nei loro confronti era scattato anche il sequestro dei beni, qualcosa pari a 220 milioni di euro, che però dovranno tornare agli antichi proprietari. Per quale motivo? Stando a quanto stabilito dalla Cassazione, c’è stato un caso di decorrenza dei termini, legato al ritardo con cui sarebbe stato depositato il provvedimento di avvenuta confisca in appello, oltre i 18 mesi previsti dal codice. Verifiche in corso, alcune settimane fa sono partiti gli ispettori dell’ufficio fino a qualche mese fa guidato dal magistrato destinato a guidare la presidenza della Corte di Appello di Napoli. Difesi dagli avvocati Francesco Picca, Stefano Preziosi e Paola Tafuro, gli imprenditori - oltre a rivendicare la propria estraneità alle accuse - sono in attesa di ricevere quel tesoretto che era stato sequestrato al termine di indagini costate anni di lavoro e di risorse. Poche settimane fa, nel corso di un question time alla Camera, il ministro Nordio era intervenuto sul caso Pellini. Aveva confermato l’esistenza di un’ispezione in corso, senza ovviamente sbilanciarsi sugli esiti del fascicolo. Una vicenda che è stata seguita in tutti i suoi aspetti dal procuratore generale Antonio Gialanella, magistrato che ha dedicato la vita per la tutela del territorio, che ha raccolto dati e informazioni sul fascicolo culminato nella restituzione dei beni agli imprenditori della Terra dei fuochi.