Napoli, la prima donna presidente delle Corte d'Appello

La lunga e prestigiosa carriera di Maria Rosaria Covelli: qui ci sono le mie radici

Maria Rosaria Covelli
Maria Rosaria Covelli
di Giuseppe Crimaldi
Mercoledì 8 Maggio 2024, 06:34
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Chi la conosce bene la descrive come una donna forte, determinata, saldamente ancorata al proprio lavoro e ai principi di giustizia. Negli oltre 40 anni durante i quali ha indossato la toga di magistrato, Maria Rosaria Covelli - da ieri prima donna a ricoprire la più alta carica giudiziaria nel distretto di Napoli - ha saputo consolidare la propria formazione professionale in diversi settori, da quello giudicante a quello di alto dirigente al ministero di via Arenula, specializzandosi sia nel civile che nel penale.

Le radici

Sessantasette anni, romana di nascita ma con salde radici napoletane, Covelli è la figlia dell’ex senatore Alfredo Covelli, che fu tra i fondatori nel 1946 del Partito monarchico. Era sposata con il costituzionalista Beniamino Caravita di Toritto, scomparso nel 2021.

Studi classici, prima d’intraprendere quelli giuridici all’Università, fu tra le più giovani vincitrici di concorso per uditore giudiziario.

La carriera

Da quel momento, Covelli ha percorso un lungo e prestigioso percorso professionale, mai limitato però alla sola carriera giudiziaria: prima donna a ricoprire un incarico di vertice nei tribunali del Lazio, esperta di diritto civile, è stata infatti relatrice a numerosi convegni e seminari di carattere scientifico. Forte di questa esperienza “a tutto tondo”, nel 2010 ha assunto la presidenza di una sezione civile al tribunale di Roma per poi passare - nel 2016 - a presiedere quello di Viterbo.

Anche nella Tuscia ha lasciato un ottimo ricordo: mettendo mano a una ottimizzazione dei carichi di lavoro, riqualificando anche l’area verde esterna al palazzo di giustizia con un originale combinato disposto: e cioè con il contributo dell’Università, da un lato, e dell’impiego di alcuni detenuti della casa circondariale di Mammagialla, impiegati come giardinieri, dall’altro.

Maria Rosaria Covelli ha - sempre in quel periodo - saputo dimostrare la sua attenzione verso l’affermazione dei diritti civili in Paesi nei quali vigono ferree regole anti-democratiche: il 28 settembre del 2020, sempre a Viterbo, c’era anche lei sulla scalinata esterna del tribunale per partecipare al simbolico minuto di silenzio per Ebru Timtikt - l’avvocatessa e attivista turca di origine curda, impegnata nella difesa dei diritti umani, arrestata, condannata e morta dopo 238 giorni di sciopero della fame dopo aver chiesto un processo equo - ricordata a un mese dalla sua scomparsa.

Il percorso

Nella carriera della neo-presidente della Corte d’Appello di Napoli c’è anche un altro passaggio fondamentale: quello contrassegnato dall’esperienza al ministero della Giustizia. A via Arenula Maria Rosaria Covelli ha ricoperto l’incarico di Capo dell’Ispettorato generale, un posto nevralgico e delicato iniziato nel maggio del 2021 quando, a nominarla, fu l’allora ministro Marta Cartabia (nomina confermata anche dall’attuale Guardasigilli, Carlo Nordio). Lungo ed eloquente anche l’elenco degli incarichi istituzionali ricoperti: è stata presidente della Commissione interministeriale per la Giustizia nel Sud e nelle Isole e ha coordinato l’Osservatorio permanente sull’efficacia della normativa in materia di violenza di genere e domestica, solo per citarne alcuni. Il 20 marzo il Consiglio superiore della magistratura ha formalizzato la nomina della Covelli a presidente della Corte di Appello di Napoli, la più grande d’Italia.

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