Norma salva-Berlusconi, Ghedini smentisce: le misure non si applicano al leader FI

Norma salva-Berlusconi, Ghedini smentisce: le misure non si applicano al leader FI
di Silvia Barocci e Andrea Bassi
Domenica 4 Gennaio 2015, 05:40 - Ultimo agg. 09:45
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L'interpretazione del diritto già di per sé è una strada che non conosce certezze granitiche e, anzi, molte deviazioni. Figuriamoci se l'interpretazione riguarda una norma non ancora definitiva - perché mancano i pareri delle commissioni parlamentari competenti - e che sarebbe stata inserita in extremis al decreto legislativo sulla «certezza del diritto» approvato a Palazzo Chigi la vigilia di Natale.



Arrivati a metà del testo, in molti si sono chiesti se di quella norma possa beneficiare o meno Silvio Berlusconi, che sta scontando una condanna definitiva a quattro anni (di cui tre coperti da indulto) per frode fiscale nel processo Mediaset. A questi vanno aggiunti i due anni di interdizione dai pubblici uffici come pena accessoria e i sei anni di incandidabilità previsti dalla cosiddetta legge Severino.

La norma sospettata, introducendo l'art.19 bis al decreto legislativo del 2000 in materia di reati tributari, prevede una specifica causa di esclusione di punibilità: «Per i reati previsti dal presente decreto, la causa è comunque esclusa quando l'importo delle imposte sui redditi evase non è superiore al tre per cento dell'imponibile dichiarato o l'importo del valore aggiunto evasa non è superiore al tre per cento dell'imposta sul valore aggiunto dichiarata».



Cosa significa? Può riguardare o no la frode fiscale per cui l'ex premier è stato condannato? «Assolutamente no, non riguarda Berlusconi - dice il suo avvocato Niccolò Ghedini -. Questo articolo si riferisce solo all'infedele dichiarazione». Ma per molti esperti di diritto la norma, così scritta, si applicherebbe anche alle false fatturazioni e alla frode fiscale. Che nel caso specifico di Berlusconi sarebbe al di sotto della prevista soglia del 3%.



Anche se la condanna di Berlusconi è già passata in giudicato, l'ex Cavaliere può beneficarne comunque? La risposta è sì. Grazie all'incidente di esecuzione, un istituto che già nel 2003 ha consentito a Cesare Romiti di vedere revocata la sentenza di condanna a 11 mesi che la Cassazione gli aveva inflitto nel 2000: nel frattempo, infatti, era stato depenalizzato il reato di falso in bilancio e dunque la Corte di Appello di Torino non aveva potuto far altro che revocare la condanna in quanto il fatto sulla base del quale era stata emessa la sentenza non era più previsto dalla legge come reato.



GLI EFFETTI

Le strade che si aprirebbero a Berlusconi - sempre che la norma sia interpretabile a suo favore o che non venga cambiata - sono molte. I benefici sarebbero pressoché irrilevanti sulla pena da scontare: il periodo di affidamento ai servizi sociali dell'ex premier presso l'istituto Sacra famiglia di Cesano Boscone scadrà infatti a breve, il prossimo febbraio. La più grande vittoria sarebbe un'altra, tutta politica. Perché oltre alla pena principale verrebbe cancellata anche quella accessoria (i due anni di interdizione dai pubblici uffici) assieme agli effetti penali della condanna. Questi ultimi altro non sono che i sei anni di incandidabilità previsti dall'art. 13 della cosiddetta legge Severino che già gli aveva fatto perdere il titolo di senatore. E così l'ex Cavaliere tornerebbe in sella.