Salerno, il Riesame dice «no» alla sospensione dall’Agenas di Enrico Coscioni

L'ex primario del Ruggi di Salerno è già stato interdetto per un anno all'esercizio della professione

Enrico Coscioni, EX primario di cardiochirurgia al Ruggi salernitano
Enrico Coscioni, EX primario di cardiochirurgia al Ruggi salernitano
di Petronilla Carillo
Mercoledì 8 Maggio 2024, 06:00 - Ultimo agg. 9 Maggio, 07:06
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I giudici del Riesame rigettano l’appello della procura contro la decisione del gip del tribunale di Salerno Piero Indinnimeo di non sospendere, come richiesto dall'autorità inquirente, Enrico Coscioni dal suo incarico di presidente dell’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. Coscioni, ricordiamo, è stato già interdetto per un anno - assieme ai medici del suo team - dall’esercizio della professione medica per la morte di un paziente nelle cui arterie fu ritrovata una garza dimenticata in sala operatoria. Una decisione, quella dei giudici del Riesame, che stride con quella assunta solo la settimana scorsa dal Consiglio dei Ministri, su proposta del ministro della Salute Orazio Schillaci, di sospendere l’ex primario dell’azienda ospedaliera San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona, dal prestigioso incarico ritenendo che i fatti a lui contestati sono «di tale gravità da avere indubbi riflessi anche sull’incarico svolto dallo stesso quale presidente dell’Agenas».

L’ordinanza del Riesame, al momento, resta riservata in attesa che le parti, gli avvocati della difesa (i penalisti Agostino De Caro e Gaetano Pastore), e la procura di Salerno (diretta dal procuratore capo Giuseppe Borrelli) leggano le motivazioni.

La procura non esclude, una volta studiati gli atti, di ricorrere anche contro questa decisione. In effetti i giudici salernitani avrebbero fatte proprie le considerazioni del gip secondo il quale «l’assenza di pericolo di inquinamento probatorio non appare incidente sull’esercizio del ruolo di presidente dell’ente».

La decisione del Consiglio dei Ministri dovrà essere ratificata nel corso della prossima riunione della Conferenza Stato-Regione che dovrebbe essere tra qualche settimana. Un atto che, stando ad alcune indiscrezioni, dovrebbe essere soltanto formale. Quindi, una volta ratificato diventerà esecutivo. Per quanto riguarda invece la decisione giudiziaria questa avrà un peso soltanto nell’ambito del procedimento che ne seguirà.

La «conta» delle garze non tornava ma dalle indagini strumentali effettuate non uscì nulla. In effetti, anche durante l’autopsia effettuata a sette mesi dal decesso dell’imprenditore Umberto Maddolo, non è stato semplice rinvenire la garza «dimenticata» nel corpo del 62enne di Montecorvino Rovella, deceduto poco dopo l’intervento chirurgico al cuore. Solo con l’esame degli organi, è stato possibile rinvenire la garza. Ricoverato al San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona per problemi cardiaci, a Maddolo furono effettuati due by pass e nel corso dell’intervento gli sarebbe stata sostituita anche una valvola aortica dall’équipe del primario Enrico Coscioni, direttore dell’unità operativa complessa di Cardiochirurgia.

Nel corso delle indagini il sostituto procuratore Lidia Vivaldi, per vederci chiaro, avendo il sospetto che qualcosa fosse andato storto sia dalla visione della cartella clinica che dagli esami effettuati subito dopo l’intervento chirurgico a corredo della denuncia prodotta dai familiari della vittima (moglie e figli che sono parte lesa), dispose la riesumazione della salma per l’autopsia: nel corpo dell’uomo fu trovata una garza di circa 15 centimetri che sarebbe stata una concausa della morte dell’anziano.

È stato così che la procura ha chiuso il cerchio e chiesto al gip di Salerno l’adozione di provvedimenti interdittivi a carico sia dell’ex direttore che del suo team, ritenendo che avrebbe agito, nonostante la previsione dell’evento morte, con «colpa cosciente violando le regole dell’ars medica e falsificando nelle carte cliniche».

Assieme a Coscioni interdetti anche i medici della sua equipe: nove mesi per Gerardo Del Negro (cardiochirurgo) e Pietro Toigo (anestesista); sei mesi per Francesco Pirozzi (cardiochirurgo) e Aniello Puca (chirurgo vascolare). Il gip nella sua ordinanza ha usato parole molto forti per definire Coscioni in particolare per la sua personalità in quanto «ha anteposto a qualsiasi attività utile al salvataggio del paziente la necessità di non pregiudicare se stesso e la sua carriera».Una tendenza che il gip definisce «delinquenziale».

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