Collare d'Oro a Mario Scotti Galletta,
portiere al cinema con Nanni Moretti

Nanni Moretti e Mario Scotti Galletta
Nanni Moretti e Mario Scotti Galletta
di Diego Scarpitti
Venerdì 26 Ottobre 2018, 20:19
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Capita che per accedere alla Scuola di Giornalismo dell’Università Suor Orsola Benincasa la commissione chieda del film «Palombella rossa» di Nanni Moretti del 1989 e che l’esaminando, preparato e appassionato, risponda a tono e in modo puntuale, ricordando in dettaglio la celebre scena del rigore. Nella piscina di Acireale tra i pali il napoletano Mario Scotti Galletta, che para il penalty a Michele Apicella, funzionario del PCI, interpretato dal regista-giocatore. Il più grande portiere della pallanuoto napoletana riceverà il 19 dicembre nella Sala delle Armi, al Foro Italico, in diretta Rai, il Collare d’Oro al Merito Sportivo dalle mani del presidente del CONI Giovanni Malagò. Il quattro volte campione d’Italia con la Canottieri Napoli di Fritz Dennerlein nei famosi anni dispari (1973, 1975, 1977, 1979), vincitore anche della Coppa dei Campioni disputata a Palermo, ritirerà la più alta onorificenza conferita dal Comitato Olimpico Nazionale Italiano, per aver dato lustro allo sport italiano. Oltre ai quattro scudetti in carriera il bronzo iridato a Calì, in Colombia, nel ’75 e l’oro con il Settebello al Mondiale di Berlino nel ’78.
 
 

Pallanuoto passione primordiale e famiglia interamente in calottina: Barbara, sposata nel 1981, giocatrice e allenatrice, una delle pioniere della waterpolo femminile, e i due figli Andrea, roccioso difensore del Posillipo, dell’Acquachiara e della Nazionale, e Riccardo player-archistar. «Per descrivere mio padre nello sport e nella vita, non basterebbe un libro. Ho cominciato con lui ad amare questa disciplina e fin da piccolo lo facevo impazzire. All’età di 12 anni consentiva di allenarmi con la squadra di serie C: andavo sott’acqua per provare a rubare la palla e lui aveva paura per la mia incolumità», racconta l’attuale tecnico delle squadre giovanili della Rari Nantes Salerno. «Per farmi crescere mi mandò al Posillipo da Mino Cacace, del quale si fidava ciecamente. In tanti anni non è mai stato invasivo, sia lui che mia madre mi hanno seguito in Italia e in Europa, in giro per piscine, ma sempre con il giusto distacco, senza mai prevaricare le scelte dell’allenatore di turno, senza mai schierarsi dalla mia parte e difendermi a spada tratta: spesso mi hanno osteggiato per la mia crescita e il mio bene, appoggiando le decisioni di chi in quel momento era in panchina: cosa oramai più unica che rara».

In primis maestro di vita e poi tecnico sul piano vasca con i colori giallorossi e non solo. Assistent coach del Setterosa di Pierluigi Formiconi dal 1993 al 1997. «Prima di ogni partita c’era il suo fischio, il fischio targato Canottieri, che era come un gong: segnava l’inizio della battaglia. Oltre alla pallanuoto i suoi insegnamenti li porto dentro e sono il mio stile di vita, il mio marchio di fabbrica, il mio modo di essere, per molti un pregio, per altri un difetto: sii sempre sincero, vero, leale, corretto, il rispetto e l’amicizia sono valori fondamentali, non scendere a compromessi e parla sempre in faccia». Suggerimenti e ammonimenti di un padre e compagno di viaggio, sempre presente alla Scandone in tribuna. Osservatore silente e attento. «Per questo suo modo di essere forse da allenatore ha raccolto meno di quanto avrebbe potuto, meno di quanto ha fatto da giocatore, ma chiunque incontro sul mio cammino lo ama, lo venera e lo ringrazia per quanto gli ha trasmesso. Per tali motivi vorrei essere proprio come lui».

Elogio di un figlio riconoscente nei confronti dell’amato genitore per il sacro dono della vita e non solo. «Mi manca così come il suo aiuto fuori dall’acqua. Purtroppo una malattia degenerativa lo sta facendo invecchiare troppo presto. Ciò che è stato nessuno potrà togliercelo. Grazie Baffo, per quello che sei e per quello che sei stato». Numero uno Mario Scotti Galletta, che vinse in acqua e al cinema, fondatore del team «Fuorigrotta». Ne saranno soddisfatti i suoi numerosi studenti ad aver avuto un prof di educazione fisica di codesto spessore e il suo nipotino onorato di portare lo stesso nome del nonno. Sogni e famiglia nella pallanuoto viaggiano insieme.
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