L'avversario più ostile è stato il Covid-19. Maledetto. «Ventidue giorni chiusa nella mia stanza, isolata dalle amiche con cui convivo a Padova. Gli unici spostamenti dal letto alla scrivania per studiare, non il massimo per una atleta». Sara Centanni, 25 anni, ha lasciato Napoli nel 2015 per inseguire un sogno. «Quello di giocare a pallanuoto ad alti livelli. E così, dopo le dieci stagioni nell'Acquachiara, sono iniziati i miei spostamenti. Ho giocato a Bologna, Roma, Velletri e questo è il secondo anno a Padova. Mai avrei immaginato cinque anni fa, quando mi sono allontanata dalla mia città, di riuscire a fare tutto questo».
Il primo tuffo di Sara nella piscina del Frullone, dove ha il suo quartier generale l'Acquachiara fondata da Franco Porzio, una delle glorie della pallanuoto italiana, capitano del Posillipo che vinse tutto. «Era la struttura più vicina a casa. Io cominciai a 11 anni con il nuoto, poi mi appassionai alla pallanuoto grazie a mio fratello Ciro, che adesso fa il fisioterapista e ancora gioca con la squadra di Ischia. Devo tutto a Barbara Damiani, la mia prima allenatrice. Condivisi con lei, oltre che ovviamente con i miei genitori, la decisione di lasciare Napoli per poter giocare in un club di serie A. Ci sentiamo molto spesso con Barbara, si aggiorna sulla mia attività sportiva e sugli studi: seguo il corso magistrale presso la Parthenope, il mio sogno è insegnare». Barbara è la vedova di Mario Scotti Galletta, l'ex portiere della Nazionale e della Canottieri Napoli, scomparso nello scorso luglio.
La Nazionale è un cruccio. Perché dopo aver vinto l'argento alle Universiadi di Napoli nell'estate 2019 Sara sperava di essere inserita nel gruppo guidato da Paolo Zizza, il commissario tecnico napoletano. «E invece la convocazione non è arrivata. Tra pochi giorni ci sarà il torneo di qualificazione alle Olimpiadi di Tokyo, continuo a lavorare serenamente. L'importante è aver recuperato la piena efficienza fisica dopo il Covid-19 ed essere tornata a giocare. Questa è una stagione importante per Padova, perché dal 4 al 7 febbraio giocheremo in Europa League. Un anno fa ho debuttato nelle coppe ed è stata un'esperienza molto emozionante». Nel cassetto dei sogni, oltre alla prima convocazione in Nazionale, c'è il desiderio di tornare a Napoli, non solo dalla famiglia «che ormai vedo pochissimo a causa della pandemia». C'è la voglia di giocare in una squadra di serie A napoletana, di essere protagonista alla Scandone, la piscina dove conquistò l'argento universitario. «E' una speranza che coltivo da quando mi sono allontana cinque anni fa».