Salernitana, Vignato titolare con il Sassuolo: chance per il futuro

Il giovane fu lanciato nella mischia al Dall’Ara, stasera gioca dal primo minuto

Emanuel Vignato
Emanuel Vignato
di Alfonso Maria Avagliano
Venerdì 5 Aprile 2024, 05:00
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Spendere o non spendere 1.5 milioni di euro per riscattare Emanuel Vignato a fine stagione? Il diretto interessato stasera potrebbe avere una chance per provare a convincere la Salernitana della bontà dell’operazione imbastita con il Pisa nelle battute finali del mercato di riparazione. 

Il suo arrivo in Campania reca il timbro di Walter Sabatini, un estimatore della prima ora del ragazzo, da quando decise di puntare su di lui a Bologna. Tuttavia, finora il classe 2000 non è riuscito ad emergere in granata. È un po’ il cruccio che lo accompagna da tempo: non gioca 90’ per intero da ben due anni e 8 mesi (una partita di Coppa Italia, nda), mentre una maglia da titolare in Serie A gli manca dal 27 agosto 2022. Comunque tanto. Oggi contro il Sassuolo dovrebbe essere lanciato dall’inizio come esterno alto a sinistra con licenza di offendere, magari convergere e cercare pure la porta; vuole aumentare il minutaggio, per ora fermo ad appena 50’ diluiti in tre presenze con la casacca della Bersagliera per il trequartista. Inzaghi gli ha dato solo 5’ a Torino, Liverani una ventina di minuti alla quinta ed ultima gara della sua gestione, quand’era ormai virtualmente esonerato, contro il Lecce. «Non possiamo dare troppe responsabilità a un giovane che ha poche presenze in massima divisione» commentò l’ex tecnico. In realtà Vignato ne ha oltre ottanta. C’è da dire, però, che ne ha collezionato la maggior parte da subentrato, il 29% (24 su 83): l’etichetta del calciatore «spacca-partita», più utile a gara in corso (fu effettivamente così in un Bologna-Salernitana della scorsa stagione, quando vestiva rossoblù nda) lo sta accompagnando da un po’ e la fase di consacrazione si sta prolungando.

Lunedì scorso Colantuono lo ha gettato nella mischia allo scoccare dell’ora di gioco su un campo che conosceva bene, il Dall’Ara. «Volevo vederlo in un match importante per valutarlo e capire se ci può dare una mano. Certo, lo conoscevo già, ma dovevo osservarlo nel nostro contesto», le parole del tecnico granata a pasquetta. Esame superato? Non ancora. La parola serenità fa rima con continuità e il talento cresciuto nel ChievoVerona non l’ha certo conosciuta negli ultimi tre anni: dapprima la fine della corsa al Bologna, poi il prestito infruttuoso all’Empoli (un gol in 5 spezzoni), infine le 12 apparizioni in cadetteria al Pisa senza riuscire a imporsi. Eppure aveva firmato un triennale. In Toscana si era intristito, dopodiché è arrivata la chiamata di Sabatini «a cui non ho potuto dire di no». Però a Salerno di no ne ha ricevuti già un bel po’ nelle formazioni titolari proposte dai tre tecnici che si sono alternati in panchina. I perché del freno a mano tirato durante un percorso «i carriera che sembrava in discesa – dopo l’esordio in massima serie a 17 anni col Chievo – sono noti a Vignato: «Nel mio primo anno al Bologna giocavamo con un modulo che mi si addiceva di più, con due esterni e un trequartista. In tal modo potevo esprimermi in una posizione che sentivo più mia. Dal secondo anno mi sono trovato a fare la mezzala o a volte il quinto e mi sono adattato ad altri ruoli senza concentrarmi sul mio. Il calcio che mi piace è propositivo, palla a terra per giocarla e cercare l’uno-due. È questo che mi si addice.

Ho fatto per tanto tempo il trequartista nei primi anni di carriera, in Nazionale (under 21, nda) ho giocato spesso da esterno e poi ho continuato nel club. Anche partendo largo mi piace venire più dentro il campo», diceva il calciatore nel presentarsi a Empoli un anno fa. A febbraio, al primo contatto col Mary Rosy, aggiungeva: «Una delle mie qualità è l’agilità, assieme alla tecnica ma devo migliorare in fase difensiva ed essere più grintoso».

Colantuono oggi gli chiederà proprio questo: qualità, grinta in più e partire esterno per poi accentrarsi e rendersi pericoloso. Ne ha bisogno, l’italo-brasiliano che ha affinato il suo feeling col pallone da piccolino col fratello Samuele (oggi al Monza) sulle spiagge sudamericane con… “ordem e progresso”. Mamma Sherida è carioca, papà Davide della provincia di Verona. Continuità. Vignato si gira e la cerca, quasi bendato. È tra quelli che riceverà la mazzata della retrocessione sulle spalle avendo messo piede pochissime volte in campo. “Spero di giocare il più possibile e dimostrare il mio valore. Perdere così è pesante ma avremmo meritato almeno un gol, per quanto prodotto”, ha detto in mixed zone lunedì dopo il 3-0 rimediato contro la squadra di Thiago Motta. Otto partite per giocarsi, anzi guadagnarsi il futuro. A Salerno oppure altrove.

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