Napoli, la difesa fragile: Calzona pensa a Olivera come centrale

Le mosse per blindare una retroguardia colabrodo

Meret
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Giuseppe Taorminadi Pino Taormina
Domenica 17 Marzo 2024, 06:00 - Ultimo agg. 18 Marzo, 07:34
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Inviato a Castel Volturno

Terapia d’urto. Finora è stato come risolvere il cubo di Rubik, senza riuscirci, come è capitato a Garcia e anche a Mazzarri. Comporre la difesa del Napoli e tirarne fuori una prestazione lineare o equilibrata, finora, è stato il grande problema pure di Calzona. Nel 2024 solo a Riad con la Fiorentina (3-0) e poi all’Olimpico con la Lazio (0-0) il Napoli è riuscito a terminare una partita senza prendere un gol. Con Ciccio, sempre almeno una rete (sono in tutte 8 in 6 gare giocate) incassata. E ogni volta sono state lacrime di sangue. E la notte di San Siro, contro l’attacco più forte d’Italia, ripropone il dilemma. Del resto gli uomini sono quelli e si sa dall’estate: per tre giorni Calzona ha provato e riprovato situazioni su calcio piazzato e ripartenze a campo aperto. Ha avvertito la sua mediana: per certi versi, sarà una partita molto simile a quella di Barcellona, perché appena il Napoli perderà palla, l’Inter ripartirà a razzo.

Le mezzali sono avvertite. I due centrali pure. Eppure neppure a gennaio, e per non pagare la commissione all’agente di Perez (così ha detto De Laurentiis), è stata messa una pezza. Certo, vedere la fase critica delle due stelle del passato, Koulibaly (emigrato nel deserto in Arabia per inseguire ingaggi da mille e una notte...) e Kim (ieri ancora in panchina del Bayern Monaco pure nel 5-2 con il Darmstadt), fa venire ancor di più il bruciore di stomaco: qui poteva essere ancora pilastri. Invece, anche stasera saranno Rrhamani e Juan Jesus i due centrali di difesa, con Natan (12 milioni spesi a luglio) e Ostigard saranno le riserve. Di Lorenzo resta baluardo sulla fascia destra (Mazzocchi con Calzona non trova e troverà pochissimo spazio) mentre sulla sinistra resiste l’unico ballottaggio vero e proprio, tra Mario Rui e Olivera. L’uruguaiano, per esempio, contro l’Argentina con il suo Uruguay ha giocato centrale difensivo. E Calzona ha parlato di questa mutazione tattica proprio con il terzino sudamericano. Ma non ora, non stasera.

Il Napoli da sempre è una creatura dall’anima di Penelope, che disfa in difesa ciò che ha tessuto in attacco. Creatura grottesca. L’errore con il Cagliari, l’harakiri con il Torino: sono 4 punti in meno, per due rimonte choc. Ora il Napoli sarebbe quinto. Pochi rimpianti. Stasera ancora via libera al 4-3-3 con Anguissa che ha qualche problemino accusato proprio nelle battute finale dell’allenamento di ieri. Se non ce la fa, potrebbe toccare a Cajuste. Non sarà la notte di Zielinski: l’Inter è il suo futuro ma lo vedrà dalla panchina. Spazio a Traoré, almeno finché Calzona non deciderà di abbassare fin davanti alla difesa il rifinitore, e mutare l’assetto. Se e quando lo riterrà necessario. Finora ha ruotato con il contagocce e mutato e provato pochissimo. In campionato, non ha sempre trovato la quadra: due vittorie (Sassuolo e Juventus) e due pareggi (Cagliari e Torino) che hanno il sapore delle sconfitte.

Questa è la notte in cui specchiarsi: dalla serie, come eravamo. Ormai, vista la classifica dell’Inter, lo sfizio per Inzaghi è solo quello di capire se è più forte questa capolista o il Napoli di Spalletti. Là davanti Thuram e Lautaro Martinez sono scatenatissimi e per la difesa sgangherata del Napoli si annuncia una notte di altissima tensione: Lautaro è capocannoniere della Serie A con 23 gol e 4 assist in 25 partite, poi c’è Thuram e Hakan Calhanoglu, autore di 9 gol e 3 assist in campionato. A questo punto della stagione, alla 28esima, il Napoli avevano totalizzato 71 punti con 64 gol fatti e 20 subiti (ora ne ha già presi 32 di gol, più di tutto lo scorso campionato). La squadra di Simone Inzaghi, invece, ha collezionato 75 punti segnando 70 gol e subendone solamente 13 (miglior difesa nei principali campionati europei). Un anno è passato: e di quel Napoli che trasmetteva splendidamente il piacere del gioco e la leggerezza con cui Spalletti ha passeggiato sul campionato, non è rimasto più nulla. Quell’allegria aveva radici solide, affondava nei tackle impeccabili di Kim e di tutti i difensori azzurri che nulla concedevano. Da domani c’è la sosta, ma non c’è tempo per lavorare: andranno tutti via, Calzona e il suo staff. Restano Grava, Cacciapuoti, Beccaccioli e il preparatore dei portieri Lopez. Almeno per dieci giorni.