Napoli-Fiorentina, amarcord e precedenti: è anche viola il colore degli scudetti

Dal 10 maggio 1987 al 7 maggio 2023

La festa del terzo scudetto
La festa del terzo scudetto
Francesco De Lucadi Francesco De Luca
Domenica 8 Ottobre 2023, 08:00 - Ultimo agg. 18:56
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Non ci sarà il pasillo de honor, certo, quello che la Fiorentina organizzò domenica 7 maggio per rendere omaggio al Napoli, da tre giorni neo campione d'Italia, allo stadio Maradona. Italiano, a lungo nei pensieri di De Laurentiis per la sostituzione di Spalletti, vuole stupire ancora a Fuorigrotta, come fece in una serata di gennaio del 2021, quando sorprese col suo Spezia il presidente, che si recò negli spogliatoi per fare i complimenti a lui e al direttore sportivo Meluso, poi assunto a distanza di due anni e mezzo per rimpiazzare Giuntoli. È anche viola il colore di due scudetti del Napoli, il primo e il terzo. Dal 10 maggio 1987 al 7 maggio 2023 sono trascorsi 36 anni in cui è capitato davvero di tutto, compresi il fallimento e i due anni in serie C. Quella domenica di cinque mesi fa, in una città in festa, si chiuse quasi un cerchio. 

Nelle stanze del Centro Paradiso di Soccavo fu una notte insonne quella tra il 9 e il 10 maggio, poche ore prima di Napoli-Fiorentina. Mancava poco, quei due punti, per laurearsi campioni d'Italia per la prima volta nella storia. Ferlaino vinse lo scudetto dopo 19 anni alla guida del club, proprio come sarebbe accaduto a De Laurentiis. La chiave fu Maradona ma non solo Maradona, perché l'ingegnere e i dirigenti Allodi e Marino ben strutturarono la squadra che vinse il tricolore pareggiando con la Fiorentina al San Paolo.

I tabellini recitano 90mila spettatori presenti, siamo convinti che ve ne fossero quella domenica almeno altri 30mila. Per non contare quelli in città, senza biglietti, pronti a scatenare la festa, a cui Diego diede un valore particolare. «Ho vinto la Coppa del mondo un anno fa a Città del Messico, lontano dall'Argentina. Questo scudetto, invece, l'ho vinto nella mia terra». Napoli casa sua. Tale è rimasta dopo il 1991, quando andò via, e il 2020, quando è morto. Il ventenne Roby Baggio, autore del gol dell'1-1, porta ancora tra i suoi ricordi più belli l'abbraccio di Maradona e l'urlo del San Paolo. Un avversario non può restare insensibile davanti a queste scene bellissime, come quelle viste trentasei anni dopo, con un altro Napoli, allenato da un fiorentino tifoso dei viola, e un'altra Fiorentina.

Maradona consegnò il Mondiale all'Argentina e trascinò il Napoli alla conquista di due scudetti ma in nessuna delle tre partite decisive segnò. Osimhen, invece, lasciò il segno il 4 maggio a Udine, la notte del terzo scudetto, e tre giorni dopo a Fuorigrotta, dove la partita con i viola finì 1-0 con un suo rigore. Una festa lunghissima, cominciata esattamente una settimana prima in occasione del derby con la Salernitana in cui sfumò la vittoria e venne rinviata la celebrazione. Che vi fu, invece, in quella domenica che coinvolse anche Rocco Commisso e Joe Barone, patron e dg italo-americani della Fiorentina, visti al Murale di Maradona ai Quartieri spagnoli per rendere omaggio a Diego. Un entusiasmante allenamento, aspettando la fine della partita e l'esplosione di gioia. «Questa è la Grande bellezza», urlò al microfono Paolo Sorrentino, il regista Premio Oscar che chiese a De Laurentiis di vivere il film dello scudetto a bordocampo: la gioia più grande per un tifoso.

 

Show sul palco montato a centrocampo, con la partecipazione di tanti artisti napoletani, dalla neomelodica Emiliana Cantone al misterioso Liberato, che lesse la formazione del Napoli scatenando i tifosi. De Laurentiis, autentico mattatore, confessò il rimpianto per il viaggio Champions interrotto ai quarti: «Proveremo a rifarci nella prossima stagione». Sollecitò Giuntoli a darsi da fare sul mercato e il ds, che aveva deciso di trasferirsi alla Juve, disse: «La garanzia per i tifosi è la presenza della famiglia De Laurentiis». Anche Spalletti aveva ormai preso la decisione più importante (e dolorosa): «Parlerò con la società. Quello che contava è dare felicità a Napoli». Cinque mesi dopo, riecco Napoli e Fiorentina. Il batticuore dei ricordi. 

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