Il messaggio lanciato dallo stadio Maradona dopo Napoli-Fiorentina lascia pensare che Cristiano Giuntoli abbia deciso di chiudere il rapporto con De Laurentiis dopo otto anni. Intensi, con momenti burrascosi, come quelli vissuti all'inizio del 2021, quando il presidente licenziò un fidato uomo del ds che lavorava nel Bari, l'altro club di famiglia, e iniziò a contestargli - più o meno apertamente - una serie di operazioni di mercato, a cominciare da Lobotka, diventato poi la luce nel Napoli di Spalletti.
È una storia a cui i tifosi più anziani hanno assistito già 36 anni fa, quando la squadra vinse il primo scudetto. Colpito da un ictus, il super manager Italo Allodi - assunto da Ferlaino nell'85, quando decise di rafforzare la squadra e le strutture societarie per lanciarsi all'assalto dello scudetto - si era ovviamente defilato. E il suo braccio destro, il giovane ds avellinese Pierpaolo Marino, decise di congedarsi dal Napoli quando seppe dell'accordo tra Ferlaino e Luciano Moggi, allora dirigente del Torino, uno dei boss del calciomercato.
Il Napoli di Moggi avrebbe fallito l'assalto al secondo consecutivo tricolore ma si sarebbe ampiamente rifatto nelle stagioni successive, vincendo la Coppa Uefa nell'89 e poi realizzando l'accoppiata scudetto-Supercoppa italiana nel '90. Moggi non andò via nella primavera di quell'anno, anzi con Ferlaino e il suo più stretto collaboratore Giorgio Perinetti preparò la squadra per la Coppa dei Campioni. Ma c'era un ma: la gestione di Maradona, sempre più complessa a causa della sua tossicodipendenza. E, quando Diego partì in ritardo per Mosca, Moggi decise che la sua storia col Napoli era chiusa. Si dimise il 17 marzo del '91, guarda caso la data dell'ultima partita di Maradona al San Paolo, quella in cui venne trovato positivo al controllo antidoping.