Napoli-Roma, lo stadio Maradona vuole una prova d'orgoglio azzurro

Calzona perde Zielinski e si affida a Cajuste

Victor James Osimhen
Victor James Osimhen
Giuseppe Taorminadi Pino Taormina
Domenica 28 Aprile 2024, 07:36 - Ultimo agg. 20:21
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Inviato a Castel Volturno

Rallegratevi: sta per finire tutto. Saranno poco più di 42mila spettatori (virtuali, perché parecchi abbonati non mettono più piede nello stadio da un po’ di tempo) oggi pomeriggio al Maradona, per la prima delle cinque giornate che portano alla fine di questa stagione da incubo, infernale, la peggiore da 15 anni a questa parte. Non si sa esattamente quale sia l’obiettivo: il sesto posto? L’Europa League? O persino evitare la partecipazione alla Conference? Ancora un mese di strazio e poi ogni cosa sarà alle spalle. C’è la Roma di De Rossi, un derby speciale in un pomeriggio di tifo sospeso, con la contestazione che incombe prima della gara e la minaccia di un ritiro punitivo, per un’altra settimana, in caso di risultato negativo. Vietato sbagliare ancora, insomma. Pena (ma è solo una minaccia) la clausura a tempo indeterminato. Un po’ come la storia della porta della stalla che viene sbarrata quando ormai il bestiame è uscito. La linea dura dei due giorni di ritiro anticipato e quella della clausura ha solo peggiorato il clima nello spogliatoio, con i nervi tesissimi e un clima che, in certi momenti, è astato assai burrascoso. C’è l’attesa per una reazione quest’oggi, davanti agli ultrà che domenica a Empoli hanno convocato sotto la curva il capitano Di Lorenzo e poi anche gli altri azzurri. Oggi c’è massima allerta tra le forze dell’ordine, con controlli massicci anche all’ingresso.

Quando è arrivato, Calzona aveva solo due punti di distanza dalla Roma: ora sono sette.

Un solco che si fa fatica a pensare che possa essere colmato in questa fase finale del campionato. Ma è più che altro ora c’è una squadra che non fa più paura a nessuno, senza autorevolezza in campo e fuori. Un disastro assoluto insomma, da cui si faticherà a ripartire, anche se alla porta di De Laurentiis è pieno di allenatori che bussano. Mentre Calzona andrà via: sarebbe rimasto in caso di Champions. Ed è questo il suo rimpianto. Intanto, però, oltre ai tre punti con la Roma, c’è un altro provvedimento che incombe e che alla squadra non va giù, neppure un poco e che, nel caso, sarà motivo di ulteriore discussione. Forse solo una minaccia, quella di tornare a Caserta in ritiro in caso di prestazione negativa. Dalla serie: non vi siete comportati bene, non siete stati professionali, allora vi mettiamo sotto chiave. Capita, in periodi di questo tipo. È la risposta all’atteggiamento irritante di domenica a Empoli. Ma, per il resto, è l’unica risposta. Perché non sembra, dalle indicazioni dell’allenamento di ieri pomeriggio, che cambierà la formazione, Calzona: altro che segnali ai titolarissimi, altro che spazio alle riserva. L’unico che “salta” è Zielinski che ha un problema fisico e ha alzato bandiera bianca. Ma non per questo ha fatto ritorno a casa: perché è rimasto nel ritiro di Caserta, anche da infortunato. Al suo posto, spazio a uno dei simboli del flop del mercato di De Laurentiis: Cajuste. Per il resto? Tutti confermati, da Jesus ad Anguissa. Come se niente fosse. D’altronde, povero Calzona, chi gettare nella mischia? Natan oppure Lindstrom o anche uno (a caso) tra Traoré e Dendoncker sono stati imbarazzanti fino ad adesso, persino meno affidabili degli appassiti campioni d’Italia. Ovvio, hanno sbagliato tutti, si dice sempre in questi casi ma senza dimenticare che in cima a tutto ci sono sempre le enormi responsabilità del club azzurro. E del suo patron De Laurentiis.

La gara con la Roma lanciatissima di Ddr è l’occasione per provare a rialzarsi, nulla di più. E magari una reazione ci sarà perché non potrà non esserci dopo tutte le chiacchiere di queste ore. Ma la sensazione è quella di una storia già arrivata ai titoli di coda continua a persistere. Quale Napoli vederemo, dopo i due giorni di ritiro, dopo il misero punto conquistato tra Frosinone ed Empoli? Con cinque squadra che andranno in Champions, sarà una ferita gigantesca non qualificarsi. Ma tant’è. Ormai tutto appare compiuto. Compreso il destino di molti.

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