Napoli, i fantastici tre oltre il virtuale:
l'attacco è la garanzia di Ancelotti

Napoli, i fantastici tre oltre il virtuale: l'attacco è la garanzia di Ancelotti
di Marco Ciriello
Domenica 25 Agosto 2019, 08:30 - Ultimo agg. 09:02
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Dopo una estate di virtualità, desideri, torna il campo e con il campo l'intramontabilità dei fatti, che sono fuori moda nel nostro paese, ma che poi contano. Alla fine si riprende sempre dai soliti tre: Dries Mertens, che fa la porta girevole e poi la mette in porta, Lorenzo Insigne che gioca di fino dal piede alla testa appoggiando con lentezza e ristabilendo priorità, e Josè Maria Callejon la veter'ala con la geometria di Piet Mondrian. Sono loro a cancellare i no e i dubbi e le attese di Wanda Nara e Mauro Icardi, e a rispondere con quattro gol e tre punti sudatissimi contro una Fiorentina agguerrita e dinamica, che Vincenzo Montella ha ben rovesciato, da grande agitatore d'uomini e gioco.
 
Ma non è bastato, nemmeno Franck Ribéry (bienvenue), perché un Napoli sornione e palleggiatore è stato di un cinismo escobariano (nel senso di Pablo). Ci sono voluti quattro gol per sedare la Fiorentina complici fisiologici errori difensivi d'assetto ma alla fine si è tornati alle triangolazioni, al taglio, al liberare al tiro per piazzarla e al piazzarla bene in porta. Tutto come prima, no, meglio, nonostante la lentezza della ripresa. Mertens, quello più ballerino tra apparire e no, tra esserci e non esserci, alla fine porta a casa un gol costruito con un dribbling spalle alla porta su Pezzella e il suo «solito» gran tiro sotto l'incrocio che Bartomiej Drgowski spizza ma non trattiene, tocca ma non respinge; e un assist da Insigne che taglia tutta l'area viola per pescare Callejon che la appoggia per Insigne che segna di testa, abbassandosi per classe, un appoggio leggero, quasi uno sberleffo da calcetto, che taglia il fiato alla Fiorentina, agita i muscoli facciali di Montella e spegne l'entusiasmo del Franchi che sembra tornato agli anni Ottanta, per abbonamenti e fierezza. Insigne che prima di metterci la testa c'aveva messo il piede, su un rigore immaginifico va detto , e la freddezza e l'esperienza e la voglia di rimettersi in pari con tutto il resto, con i titoli, con la possibile cessione erano giorni di calcio e Papeete Beach e la partenza per l'Inghilterra veniva data per certa, e poi il carico del quarto gol, quello definitivo, quello che porta la prima vittoria di questa nuova stagione, e va a supporto delle parole di Carlo Ancelotti che un po' ha smadonnato (contro gli insulti che arrivavano alle sue spalle) e un po' ha sorriso nel rivedere la sua lingua calcistica che a mozzichi e sprazzi prendeva forma, proprio l'azione del gol di Insigne era molto carlorealmadrid, un flashback da una vita lontana, ma Franza o Spagna basta che si segna (per ora). Infine Callejon, la sua intramontabilità, l'onnipresenza, e la prudenza di non sprecarsi, il darsi il giusto, quasi senza sudare, andando ad incrociare un passaggio di Allan, senza pensieri e con la sicurezza di piazzarla in porta nell'angolo lontano, con l'irraggiungibilità come spinta o francobollo, il terzo gol, un intreccio di intenti e tecnica, mollato con nonchalance, da uno non proprio qualunque, ma da uno che faceva pesare tutta la sua capacità di sciamano della posizione, l'esserci sempre nello spazio giusto, l'apparire nel momento perfetto, e si spera sempre più con gol al seguito, come gadget. Se Insigne è quello che esce con il numero di gol maggiore, e Mertens si porta a casa lo scardinamento di una difesa che pareva perfetta fino a quel momento quindi la spinta al cambio di partita, è la veter'ala Callejon che esce col pallone e non solo per il gol più bello, ma per la costanza che accompagna ogni sua partita, fosse solo una partita di facciata, di quelle che pure capitano, e dove però lui ci mette un gol, e tanta esperienza come un regalo ad una sposa. I «soliti» tre, quasi per necessità, quasi per arraggio, quasi per rappezzo, sono sempre là, a fare gol, a segnare il passo e le partite, con una tranquillità e anche una allegria che hanno pochi altri. È evidente che l'aggiunta di un alto e di un altro tipo di attaccante serve al Napoli e alla sua lunga stagione, ma non va trascurato il peso che ha avuto ed ha Fabian Ruiz dietro di loro, una mezza lancia d'aggiunta, e quindi in attesa dell'eventuale altro attaccante, si continua a segnare e vincere con i tre piccoletti, che continuano a far emergere la differenza tra loro e le difese, la capacità di arrivare in porta veloci e precisi, e di incidere. Il resto è volontà di crescita, è desiderio di avere in panchina tante soluzioni, in aggiunta a questi tre (e bisogna vedere ancora l'impatto di Lozano), un sentimento di ascensione per dominare la cima del campionato, un argomento in più da usare quando i tre saranno stanchi o le difese saranno diverse. In attesa dell'estremo attaccante, il mangiatore d'area, un cannibale che Milik non è nonostante l'innegabile talento bisogna «accontentarsi» di questi tre che segnano quattro gol all'esordio. Accentuando la loro credibilità, incrementando i numeri, e togliendosi la soddisfazione di zittire uno stadio ancora una volta razzista.
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