Napoli, Sarri a cena con De Laurentiis
ma il sì del tecnico è ancora lontano

Napoli, Sarri a cena con De Laurentiis ma il sì del tecnico è ancora lontano
di Pino Taormina
Venerdì 18 Maggio 2018, 10:12 - Ultimo agg. 11:26
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È uno stallo micidiale, gonfio di malumori. Uno stallo da cui entro poco, in ogni caso, Sarri dovrà uscire. Facendo la sua scelta: restare o andare via, accettare, rifiutare o rilanciare l'offerta di De Laurentiis. Ma ieri, a Castel Volturno, il suo umore nero non è affatto di buon auspicio per l'esito della trattativa sulla sua permanenza al Napoli. Resta ancora muto con i suoi fidati collaboratori (dopo il silenzio del giorno prima), scrolla più volte le spalle quando qualcuno prova ad approfondire l'esito del vertice del giorno prima a casa sua. E alla squadra parla esclusivamente della gara con il Crotone, non certo del suo futuro, argomento che potrebbe definire anche le sorti di un bel po' di giocatori della rosa azzurra.

Tormento e tormentone. Il costruttore della più bella macchina di calcio in Italia è turbato. E non poco. Probabile che certe frasi di De Laurentiis, riflettendo a mente fredda, non gli siano andate giù. Ma è ancora più probabile che ieri, il suo agente-amico Pellegrini, in missione nelle zone della Filmauro, alla ricerca di un primo passo significativo verso una intesa economica, non abbia mandato segnali positivi. Ma è chiaro, è una trattativa di rinnovo che muove i primi passi formali e quindi come in ogni affare ognuno gioca la sua (legittima) partita. C'è chi fa la sua offerta, magari c'è chi vuole che sia l'altro a fare la prima mossa; e poi c'è il rilancio; ci sono i bluff e tutto il resto. E nel mezzo richieste di vario tipo.
 

Nulla è completamente compromesso, ma nulla è ancora definito. E il tempo passa. Questo non significa che la fumata bianca non arriverà: significa solo che bisogna ancora lavorare. Molto. Moltissimo. Ma è lo stesso Sarri che evitando, ogni volta che ha potuto negli ultimi tempi, di proiettare ogni parola al futuro, ad ammettere le sue perplessità. Che dall'incontro di mercoledì, in ogni caso necessario per capire le reciproche posizione, non si sono smussate del tutto. Sarri non riesce a superare lo scoglio del timore di non poter far meglio. Ne è ostaggio: non riesce a passarci su. Ed è questo che lo spinge a non dire di sì. De Laurentiis, che lo considera la sua prima scelta, gli ha spiegato che non diventerebbe un tecnico di scarso appeal se arrivasse quarto o quinto la prossima stagione. Quel che conta è la continuità del suo gioco. Ma lui, Sarri, non pensa sia vero: dopo aver sfiorato lo scudetto, non può deludere i tifosi azzurri. Ed è anche sul progetto condiviso che bisogna ancora cercare un punto di contatto: per De Laurentiis la rosa va ruotata il più possibile, con turnover e cambi ogni volta che si può. Ovviamente sull'aspetto della gestione tecnica, l'allenatore di Figline non accetta intromissioni e quindi è un tema, questo, su cui si rischia la rottura. La faccenda, insomma, riserverà ancora ore e giorni di apprensione. Con il lieto fine che non è così scontato. D'altronde, il fatto che i due, ieri sera, a cena con la squadra, si sono fatto fotografare sorridenti e sereni, lascia aperto uno spiraglio. Per qualche minuto, alla fine della serata, hanno anche parlato. Ma davvero pochi istanti.
 
Lo stallo lascia spalancata ogni ipotesi: restare, andarsene (Inghilterra, Russia) oppure prendersi un anno di vacanza. Cosa che non va esclusa e che renderebbe ancora più amara l'eventuale mancata intesa. Futuro è una parola che ha molto a che fare con mercato. E il Napoli, con o senza Sarri, non alzerà l'asticella del tetto degli ingaggi. Ovvero, impensabile prendere un top player da 6 o 7 milioni di stipendio: questione di equilibrio di spogliatoio, cosa a cui il ds Giuntoli, abile tessitore di rapporti in questi giorni, tiene in maniera speciale. Le critiche delle ultime settimane hanno il loro peso sulla scelta che Sarri farà: un po' di freschezza è smarrita ma anche i capolavori a volte si velano di polvere.

Sarri è a un bivio, e lui per primo lo sa. Se resta, accetta la politica del Napoli. Nel bene e nel male. Accetta un mercato fatto di giovani importanti ma non ancora del tutto consacrati, accetta l'arrivo di altri Zielinski, Diawara, Milik ma anche Rog, Ounas e Machach. E accetta anche l'idea di doverli far giocare di più, perché la richiesta della proprietà è chiara. E non ha bisogno di traduzione. Se firma il nuovo contratto dice di sì a tutto questo. Ed è questo lo frena, che gli fa venire più di un dubbio: lui si sente l'idolo dei tifosi, è l'uomo che tira per la giacchetta l'arbitro Gavillucci e lo intima a fare qualcosa per fermare i cori razzisti della curva della Sampdoria sennò fa ritirare la squadra. E sa che il futuro fa pagare pegno a chiunque. Senza fare sconti neppure agli idoli come lui. D'altronde sa pure che ci saranno 3 o 4 titolari che andranno via e inserire nuovi giocatori nel suo modulo richiede tempo. Anche se fossero giocatori di livello, di grande qualità. Insomma, il suo ciclo, in cuor suo, sente che è finito.

In queste ore un bel po' di uomini aspettano notizie. De Laurentiis a parte. L'ultimo in ordine di tempo si chiama Sergey Fursenko ed è il presidente dello Zenit San Pietroburgo: nelle ultime ore è alle prese con il casting per il dopo-Mancini. Ma il telefonino tace. L'altro si chiama Roman Abramovich che domani deciderà se mettere alla porta Antonio Conte: il russo è stressato da una stagione infernale fatta solo di bocconi amari. In Premier c'è anche il Tottenham che segue la pista Sarri ma l'Inghilterra non convince in pieno l'allenatore: lì cercano manager che si occupino di tutto mentre lui si sente solo uomo di campo. E null'altro. Tutti non vedono l'ora che questo stallo finisca, perché si vorrebbe conoscere il futuro per poter pianificare.

E se Sarri andasse via? Ecco, De Laurentiis da tempo sa che questa cosa può succedere. Lo ha ammesso lui per primo, spiazzando coloro che pensano che certe cose vanno sempre negate a prescindere. Ha fatto un bel po' di nomi di tecnici che stima: per primo quello di Benitez, poi in ordine Giampaolo, Conte, Ancelotti, Andreazzoli e Semplici. Ma occhio alle quotazioni che d'improvviso sembrano cresciute: quelle di Simone Inzaghi. Carlo Ancelotti resta una tentazione anche per i buoni rapporti con il patron azzurro ed è probabile che un'altra telefonata ci sia tra qualche giorno tra i due. Ma attenzione: se Lotito, alleato in tutte le battaglie in Lega e in Federcalcio, gli darà il via libera, potrebbe anche incontrare il tecnico rivelazione dell'ultima serie A. Ma prima De Laurentiis attenderà la risposta di Sarri. Non in eterno. Ma aspetterà.
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