Napoli, Sarri pronto all'addio
​ma il San Paolo lo fa vacillare

Napoli, Sarri pronto all'addio ma il San Paolo lo fa vacillare
di Francesco De Luca
Lunedì 21 Maggio 2018, 07:00 - Ultimo agg. 12:35
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Dopo tante settimane trascorse lontano da Napoli, De Laurentiis è tornato al San Paolo. Un motivo c'era. Doveva ringraziare i giocatori e Sarri per questa fantastica annata conclusa al secondo posto nonostante i 91 punti e, innaffiando gli azzurri con la magnum di champagne negli spogliatoi, ha voluto far capire che questa festa è sua, anche sua. Ha fatto sentire la propria voce a Sarri, titubante sulla permanenza a Napoli. Un messaggio forte: «Il tempo è scaduto». Scade domani, probabile giorno del nuovo incontro tra le parti per ragione sul contratto. e questo è l'appuntamento definitivo, sembra di capire. 

Sarri è orientato a lasciare la panchina più gratificante della sua carriera non tanto perché abbia ricevuto offerte irrinunciabili ma perché non sa se vi sarà continuità tecnica: più azzurri potrebbero partire e lui sa che occorre tempo, a prescindere dalle loro qualità, per adeguare nuovi giocatori ai sincronismi dei suoi schemi. È una riflessione seria, che deve essere stata maturata in questi mesi, parallelamente alle vicende di un campionato esaltante che si è concluso con l'amarezza di arrivare a un punteggio record e di vedere il Napoli secondo, proprio come quella bellissima Olanda del 74 e del 78 che è stata un modello. Le parole di Maurizio sono state chiare anche ieri. Ha parlato di un ciclo finito, assicurando dopo gli inchini agli spalti che non allenerebbe un'altra italiana. Ha dei dubbi, però. E in questi dubbi hanno fatto breccia i cori dei 52mila napoletani presenti al San Paolo in rappresentanza della città che è grata al tecnico per il suo straordinario lavoro e perché ne rappresenta bene i colori. Dice che riflette sulla proposta di rinnovo presentata da De Laurentiis. Se lo fa, fa bene. Perché la partenza di due o più giocatori non può rappresentare un limite per la crescita del Napoli e di Sarri, se la società metterà a disposizione le risorse per continuare a tenere su alti livelli la squadra. Altrimenti, meglio evitare matrimoni di interesse o finzioni. Non lo meriterebbero i protagonisti di questa annata che appare irripetibile ma che può diventare ripetibile, con premesse chiare. Tutto si saprà in poche ore.
 
Le ultime battute di una stagione che resterà nella storia per il punteggio record (a quota 91 non era mai arrivata una seconda classificata in serie A) e per il gioco espresso sono uno sguardo al futuro. Due gol in due partite per Milik, il gigante polacco che De Laurentiis aveva preso nell'estate del 2016, quella dell'addio di Higuain, e che è stato tormentato dalla sfortuna. Ecco, è dal carattere e dalla qualità di giocatori come Milik che ripartirà il Napoli nella prossima stagione, per lanciare la nuova sfida alla Juve. Il Mondiale sarà un ulteriore rodaggio per Arek che punta a riprendersi il posto che ha degnamente occupato per un anno e mezzo Mertens, un esterno trasformato in centravanti con straordinari risultati (56 reti). Dries rientra nel gruppo dei giocatori che ieri potrebbero aver giocato l'ultima partita in azzurro. Le idee saranno più chiare anche su questo punto in tempi brevi.

C'è il timore che anche un'adeguata campagna di potenziamento possa servire fino a un certo punto all'anti-Juve perché quello che si è visto nell'ultimo week-end di aprile lascia credere che le aspiranti allo scudetto lotteranno contro i mulini a vento finché i sette volte campioni d'Italia continueranno a godere di sostegni arbitrali nei momenti cruciali di una stagione. La scandalosa direzione di Orsato in Inter-Juve sia un motivo di riflessione e i dirigenti degli altri club si muovano affinché siano rispettati i loro diritti. Ma bisogna agire prima, non lamentarsi dopo, quando cominciano le feste scudetto. C'è bisogno di aria nuova nel calcio, sotto l'aspetto tecnico (auguri al nuovo commissario tecnico Mancini) e politico, perché altrimenti anche un magnifico Napoli non riuscirà a trasformare il sogno in realtà. È una battaglia seria, questa, da portare avanti nel caos: Figc e Lega serie A commissariate, un ampio fronte guidato da serie C e Dilettanti che chiede nuove elezioni, forti preoccupazioni sull'assegnazione dei diritti televisivi a MediaPro, affare da un miliardo di euro. Ma pur in questo marasma c'è la necessità di far rispettare le regole. Il più forte, se realmente lo è, deve vincere con mezzi leciti.

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