Il Napoli di Ancelotti stasera
alla prova Liverpool, Insigne leader

Il Napoli di Ancelotti stasera alla prova Liverpool, Insigne leader
di Pino Taormina
Sabato 4 Agosto 2018, 09:01 - Ultimo agg. 16:45
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Inviato a Maynooth

Lorenzo saltella e corre sul prato del Carton House, il resort che ospita il Napoli nel suo ritiro in Irlanda. Saltella e corre tutto allegro. E la sua serenità è quella dei compagni. Ad ammirarlo anche due tifosi speciali, Amedeo Acquaviva e Maurizio Cortese. Verdi si avvicina a Lorenzo, lo accarezza sulla testa. Hysaj gli sussurra cose forse irripetibili, tutti ridono insieme. Il gruppo ruota attorno al ragazzo ormai uomo di Frattamaggiore: Insigne fa un allungo, poi un altro ancora. Come previsto, la botta rimediata durante l'amichevole con il Chievo è pienamente assorbita. Ci sarà stasera con il Liverpool, contro i vicecampioni d'Europa. Un bell'esame, anche per lui. È ormai evidente che ha fatto il grande passo e si capisce dalle battute che fa con i giornalisti, dal modo con cui si relazione con il pubblico: Insigne è uno di quelli che ha in mano lo spogliatoio, ne orienta umori e - nel caso - i malumori. È la coscienza critica e storica, il riferimento, l'autorità. Quando dice «abbiamo scoperto in Ancelotti un grande uomo» dà un segnale importante: è il modo per dire che è il benvenuto e che qui non troverà orfani di Sarri pronti a lamentarsi per il suo addio. Tutti con Carlo e Carlo con tutti.

L'ALTRO CAPITANO
C'è Hamsik, certo, e poi lui. Dopo Marek è lui ad aver diritto alla fascia da capitano. È l'unico ed essere cresciuto nella culla del settore giovanile azzurro, per certi versi incarna lo spirito del club. Non badate alle apparenze, alla sua voglia di scherzare, all'amicizia con Cassano: è in realtà un gigante di personalità, Insigne. E non a caso è uno che quando c'è da dire della cose non le manda a dire neppure ai veterani della Nazionale. Nei primi giorni dell'era Ancelotti, re Carlo ha trovato in Lorenzo uno dei cardini del suo progetto: sa come e quando parlare, ha una intelligenza vivace, è il punto di contatto e il tramite tra il gruppo storico e i nuovi. È anche a lui che si deve l'ingresso perfetto di Verdi nello spogliatoio, o l'intesa dentro o fuori dal campo del tridente azzurro. Rimasto senza l'inseparabile compagno di avventura, Luigi Sepe, ora preferisce stare in camera da solo.

L'EVOLUZIONE
Con Ancelotti si prepara ancora a un cambio di interpretazione del suo ruolo. Forse un ritorno più alle sue origini, con Zeman. Lorenzo deve essere attaccante che punta alla porta come obiettivo principale: parte ala nel 4-3-3 ma poi deve anche spostarsi al centro, dietro la punta centrale; in altri momenti mezzala, in altri ancora trequartista. Poi dopo pensare anche a pressare e a lavorare in difesa. Con Sarri era spesso terzino, con Benitez faceva chilometri sulla fascia: lui, però, ha nei piedi il bello del calcio ed è quello che intende valorizzare il tecnico di Reggiolo. Ancelotti vuol dargli maggiore libertà in attacco, scatenando la sua fantasia, sfruttando la magia dei suoi piedi e la libertà della sua testa, in piena rottura con gli schemi rigidi e perfetti del suo predecessore. Magari anche falso nove, di tanto in tanto. A secondo delle situazioni.

 

LE CONDIZIONI
Non è quello che pare stare meglio. Ma non è un problema: Lorenzo sarà pronto per la prima di campionato, adesso ha bisogno dei suoi tempi di rodaggio, perché ognuno incamera energie a seconda del proprio stile e del proprio organismo. È apparso stanco a Trento, nell'ultimo test-match, prima di uscire zoppicante. Poco illuminato e anche piuttosto confuso. Colpa anche del caldo di quella sera. Qui a Dublino sarà diverso: il clima è fresco e i muscoli non possono che trarne beneficio. Non è ancora una partita vera, ma comincia a somigliargli parecchio. E poi contro il Liverpool e contro Klopp non ha certo intenzione di sfigurare. Ma è calcio d'agosto, ed è meglio non scordarlo mai.
 
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