Enzo Maresca allenatore del Leicester: «Raspadori asso da Premier League»

«Guardiola temeva il Napoli, giocava bene e vinceva»

Enzo Maresca con Pep Guardiola
Enzo Maresca con Pep Guardiola
Eugenio Marottadi Eugenio Marotta
Venerdì 8 Settembre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 18:30
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Sul suo profilo Whatsapp non ha una foto, ma un mantra che tradotto dall'inglese suona così: «Quando si gioca una gara, è statisticamente provato che i giocatori hanno la palla in media per 3’. Quindi la cosa più importante è cosa fai durante quegli 87’ in cui non hai la palla. Questo è ciò che determina se sei un buon giocatore oppure no». Enzo Maresca, 43 anni, salernitano di nascita e giramondo per professione, è stato un gran bel centrocampista (Juve, Fiorentina e Siviglia) e oggi è un tecnico emergente cresciuto sotto l'egida di Pep Guardiola con cui ha vinto - da allenatore in seconda del Manchester City - il treble (Premier, FA Cup e Champions) nella passata stagione. Da quest'anno guida il Leicester City, in Championship, e le Volpi viaggiano già con le marce alte (seconde dietro al Preston).

Maresca, come si percepisce il calcio italiano oltre la Manica?
«Come un campionato intrigante: molto interessante dal punto di vista tattico.

L'anno scorso, del resto, tre italiane sono arrivate nelle finali europee e questa è una gran cosa. Sfortunatamente sono anche coincise con tre sconfitte, ma l'importante è arrivarci in finale».

Una di queste, l'Inter, è stata battuta proprio da voi del City nella finale di Champions a Istanbul.
«Si, è stata una stagione incredibile per noi: riuscire a vincere la Champions e fare il triplete è tanta roba. Negli ultimi anni comunque la Premier ha qualcosa in più rispetto agli altri tornei europei: parlo anche come intensità e come ritmi».

Il Napoli è ripartito come testa di serie in Champions.
«È giusto così. Anche perché se penso all'anno scorso gli azzurri meritavano qualcosina in più nei quarti con il Milan».

Ma è vero che Guardiola apprezzava e «temeva» la squadra di Spalletti o era solo pretattica?
«No, no: quale pretattica. Il Napoli giocava bene e vinceva quasi tutte le partite, in Italia come in Europa. Era una squadra che si temeva e si teneva in grande considerazione».

Cosa pensa del girone del Napoli?
«Che insieme al Real Madrid è la favorita per passare il turno».

Union Berlino e Braga semplici comparse?
«Assolutamente no: ci mancherebbe altro. Parliamo sempre di Champions e di due squadre ostiche: l'Union ha fatto una stagione impressionante che nessuno si aspettava. Anche il Braga ha fatto benissimo. Sulla carta, però, le favorite restano Napoli e Real».

E poi alla guida delle Merengues c'è l'ex Ancelotti.
«Il Real in Champions è sempre favorito. Negli ultimi anni hanno vinto tanto, gestiscono bene le situazioni e possono sempre trovare la giocata vincente».

L'anno scorso però hanno trovato il City dei marziani.
«Erano favoriti anche l'anno scorso, ma probabilmente noi abbiamo fatto una delle migliori partite della stagione contro di loro. Mi riferisco al 4-0 all'Etihad. Nell'arco dei 180’ comunque le cose sono andate come le avevamo preparate. A Madrid più cauti e a Manchester più aggressivi».

Come deve preparare la sfida ai blancos, il Napoli?
«Dipende anche da come ci arriva. In ogni caso non mi permetto di dare consigli a Garcia. Sapranno bene come prepararla al meglio».

Le favorite per alzare la prossima Champions?
«Il City, il Real e darei fiducia all'Inter che mi ha fatto un'ottima impressione a Istanbul».

In Serie A, invece, è possibile il bis scudetto al Napoli?
«Sì, ma occhio al vecchio adagio: vincere è difficile e rivincere lo è ancora di più. Gli azzurri comunque restano una delle candidate al tricolore insieme all'Inter e al Milan».

C'è chi dice che qualche calciatore potrebbe avere la pancia piena.
«Sono d'accordo se si parla per chi ha vinto tanto. Ma nel caso del Napoli non credo che i ragazzi siano già appagati. Anzi. Non lo vedo affatto un pericolo».

E Garcia?
«Se la scelta è caduta su di lui significa che è stato considerato all'altezza della situazione dal club di De Laurentiis. È chiaro che avrà bisogno di tempo per farsi conoscere. Logicamente non è facile rimpiazzare Spalletti per quello che ha fatto. Anche perché la gente non dimentica ed alla prima occasione storta scattano i paragoni».

E siamo proprio a Spalletti. L'arrivo in Nazionale, la doppia sfida che vale la qualificazione e i pochi giorni a disposizione. Che idea si è fatto?
«Non ho dubbi che la Nazionale farà bene. Credo che una volta presa la decisione, considerato anche il breve tempo a disposizione è difficile pretendere che la squadra riesca a fare determinate cose. Ma per quello c'è tempo. Adesso è necessario fare risultato e sono sicuro che gli azzurri ci riusciranno».

Tra i giocatori azzurri chi vedrebbe bene nel calcio inglese?
«Mi intriga molto Raspadori per la duttilità dei ruoli che può ricoprire. Un elemento in più per controllare l'andamento della gara. Questa cosa per alcuni allenatori è molto importante».

Sente spesso Guardiola?
«Sia con lui sia con tante persone che ancora la lavorano al City. Con Pep c'è un rapporto di stima reciproca». 

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