Cultura, formazione, green Europa e Mediterraneo rilanciano l'asse con l'Africa

A Caserta la due giorni dedicata alle politiche di governance e sviluppo sostenibile

Fabrizia Lapecorella e Paola Severino
Fabrizia Lapecorella e Paola Severino
di Lorenzo Calò
Martedì 7 Maggio 2024, 07:00 - Ultimo agg. 13:27
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Assistenza e rapporti di cooperazione nella realizzazione di infrastrutture, politiche green e sostenibilità ambientale, formazione di dirigenti pubblici e profili professionali in grado di sostenere la capacità di investimento e sviluppo in un quadrante geopolitico guardato con estremo interesse da Europa, Russia, Usa e Cina. L'agenda dell'Ocse proiettata verso i diciotto Paesi Mena (Medio Oriente e Nord Africa) passa inevitabilmente per l'Italia e per la naturale proiezione del Mezzogiorno - con il suo antico carico di storia, relazioni commerciali, contatti diplomatici - rivolta a quel dialogo inclusivo mai come oggi centrale nello sviluppo economico, dagli investimenti all'immigrazione, dall'innovazione tecnologico-digitale alla formazione di una classe dirigente moderna, versatile e competente. Ne è convinta la presidente della Scuola nazionale dell'amministrazione, Paola Severino, nel tracciare la rotta della due giorni, organizzata d'intesa con l'Ocse, dedicata alle politiche di governance e sviluppo sostenibile: «Il Mediterraneo conferma la sua vocazione di grande area che si apre all'Africa divenendone interlocutore centrale, imprescindibile nella costruzione di percorsi comuni politici, economici e culturali». Ecco perché - spiega Severino - «il nostro Paese intende fare dello sviluppo dei rapporti con i Paesi africani uno degli assi prioritari della sua politica estera: ne sono la prova il Piano Mattei e il recente vertice Italia-Africa». Uno «spazio di cooperazione» nel cui perimetro la Sna offre il proprio valore aggiunto in termini di qualità della formazione, know how, capacità di visione: «Per rispondere alle molte e difficili sfide che ci troviamo ad affrontare - ha sottolineato ancora Severino - è necessario un alto livello di preparazione della dirigenza pubblica, perché ogni Paese deve poter contare su una Pubblica amministrazione in grado di leggere e anticipare i fenomeni internazionali. In quest'ottica, le School of Government agiscono da volano di innovazione e sviluppo delle politiche pubbliche».

Cambiamenti e sfide 

Insomma, un Mediterraneo allargato in prospettiva del quale «la Pa - ha ricordato il ministro Paolo Zangrillo in un messaggio inviato in apertura dei lavori - come ossatura dello Stato deve essere pronta a cogliere le sfide che le istituzioni devono oggi affrontare con senso di urgenza». Un'urgenza che, d'altro canto, si traduce anche nella propensione all'ascolto delle istanze provenienti dagli interlocutori internazionali e dalla tempestività con cui avviene la risposta in termini operativi. Perché - evidenziano gli studi preparatori finiti nel dossier Ocse - Medio Oriente e Nord Africa richiedono anche skill diversificati, profili professionali altamente specializzati nel segmento tecnico, competenze specifiche in tema di sviluppo tecnologico, intelligenza artificiale, capacità di gestire i processi legati alla transizione ecologica. «E noi siamo pronti a supportare tali istanze - ha precisato Fabrizia Lapecorella, vicesegretario generale dell'Ocse - grazie alla versatilità dell'organizzazione da sempre in grado di confrontarsi con processi complessi». Un obiettivo perseguibile sia sotto il profilo della dotazione finanziaria (la vicepresidente della Bei Gelsomina Vigliotti ha illustrato gli aspetti strategici dell'intervento della Banca europea in quest'azione di sviluppo coordinato), sia sotto il versante della sostenibilità energetica dal momento che - ha spiegato Francesco La Camera, direttore generale Irena (l'Agenzia internazionale per lo sviluppo delle fonti rinnovabili) - soltanto alcuni dei Paesi Mena hanno raggiunto un apprezzabile livello di aggiornamento infrastrutturale per le rinnovabili. Ecco perché «occorre investire tanto nei funzionari pubblici - ha ricordato Severino - laddove non basta solo finanziare i progetti, bisogna insegnare a realizzarli con capacità tecnica ed entusiasmo. E questo si può ottenere solo con lo scambio di idee e competenze a livello internazionale». 

Piano Mattei e G7

In questo scenario il ruolo di playmaker dell'Italia e la cifra dell'impegno diretto del governo in una cornice innovativa nei rapporti con l'Africa sono rilanciati dagli sforzi - diplomatici, finanziari, organizzativi - previsti dal Piano Mattei su terreni specifici come istruzione e formazione, sanità, acqua e igiene, agricoltura, energia e infrastrutture. Nove i Paesi inclusi nel programma (Algeria, Congo, Costa d'Avorio, Egitto, Etiopia, Kenya, Marocco, Mozambico e Tunisia) le cui linee guida sono state illustrate da Lucia Pasqualini, componente della task force istituita a Palazzo Chigi su espressa indicazione del presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
Un approccio fortemente inclusivo e collaborativo, «non predatorio», frutto di una lunga interlocuzione con i Paesi dell'Unione africana (la Mauritania, presidente di turno, è stata tra gli ospiti del G7 degli Esteri conclusosi a metà aprile a Capri) e di un rapporto costante che troverà ampia condivisione nell'evento clou - sotto la presidenza italiana - in programma a Borgo Egnazia a metà giugno. Un impegno, quello del governo italiano, già esplicitato lo scorso gennaio con il summit di Roma Italia-Africa che per la prima volta ha elevato la Conferenza a rango di vertice di capi di Stato e di governo mentre in precedenza si era sempre svolta a livello ministeriale. Un «cambio di paradigma» al quale Palazzo Chigi non intende rinunciare. 

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