Referendum Cgil per abolire Jobs Act, Schlein ha deciso: «Firmerò, è punto qualificante della mozione con cui ho vinto primarie»

Il partito sta raccogliendo le firme anche per il salario minimo

Referendum Cgil per abolire Jobs Act, Schlein ha deciso: «Firmerò»
Referendum Cgil per abolire Jobs Act, Schlein ha deciso: «Firmerò»
Domenica 5 Maggio 2024, 19:46 - Ultimo agg. 6 Maggio, 00:12
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La segretaria del Pd Elly Schlein ha deciso che firmerà per promuovere il referendum della Cgil per abolire il Jobs Act.

Schlein firma per il referendum sul Jobs Act

«Ho già detto che molti del Pd firmeranno così come altri non lo faranno. Io mi metto tra coloro che lo faranno. Non potrei far diversamente visto che è un punto qualificante della mozione con cui ho vinto le primarie l'anno scorso».

Così Schlein, a margine della festa dell'Unità di Vecchiazzano a Forlì, parlando del banchetto che la Cgil ha lì per la raccolta di firme per il referendum contro il Jobs Act.

«Adesso il Pd è impegnato nella campagna delle Europee, sulle amministrative, e su un'altra raccolta firme per noi molto rilevante che è quella per il salario minimo». 

L'annuncio di Schlein arriva dopo che appena 48 ore prima uno dei principali esponenti dell'area riformista, Lorenzo Guerini, aveva detto che al posto della segretaria non avrebbe firmato i referendum, e altrettanto aveva fatto Marianna Madia 24 ore prima.

Diffusasi la notizia Piero De Luca, coordinatore dell'area Bonaccini, ha a sua volta annunciato che sarà tra quelli che non firmerà.

De Luca ha evitato toni troppo polemici, ma ha osservato che «anziché guardare nello specchietto retrovisore» sarebbe stato meglio «lavorare a idee e proposte che guardino avanti e migliorino le condizioni dei lavoratori, unendo il partito», come appunto il salario minimo. Caustica Marianna Madia: «Se proprio voleva fare questa forzatura poteva farlo prima di Conte. Rimango contraria. In molti come me».

Come ad esempio Simona Malpezzi («non firmerò e penso sia sbagliato firmare», ha scandito). Probabilmente proprio la volontà di non essere scavalcata a sinistra da Giuseppe Conte, ha spinto la segretaria alla decisione «solitaria», senza cioè interpellare alcun organo di partito, lasciando per così dire «libertà di coscienza» ai Dem («c'è chi firmerà e chi no»).

Dal suo canto Conte ha battuto sullo stesso tasto: «quando siamo stati al governo abbiamo adottato il decreto dignità contro la precarizzazione, abbiamo iniziato a smontare il Jobs act, che ha creato lavori sempre più precari e ha favorito la moltiplicazione dei contratti a tempo determinato».

Matteo Renzi ha colto la palla al balzo per rilanciare la polemica con il proprio ex partito: «Elly Schlein firma i referendum contro il JobsAct - ha scritto sui social -. La segretaria del PD firma per abolire una legge voluta e votata dal PD. Finalmente si fa chiarezza. Loro stanno dalla parte dei sussidi, noi dalla parte del lavoro. Amici riformisti: ma come fate a restare ancora nel PD?". La risposta sembra volerla fornire Daniela Ruffino di Azione: «i riformisti dem sono finiti in una riserva indiana» ed è «sufficiente scorrere le liste per le elezioni europee per capire che la componente cattolica e riformista che aveva animato la stagione dell'Ulivo è ridotta ai margini». «La scelta di Elly Schlein di firmare il referendum della Cgil contro il Jobs Act - si aggiunge la coordinatrice renziana Raffaella Paita - certifica ufficialmente il compimento definitivo della deriva grillino populista del Pd, un partito snaturato che ha perso completamente la vocazione originaria».

Un ragionamento contenuto nel commento tranchant di Carlo Calenda: «È un gravissimo errore da parte di Schlein firmare contro il Job act e appiattirsi sulle battaglie ideologiche e politiche di Landini». 

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