Avellino riparte da Di Paolantonio:
ecco il jolly di mister Ignoffo

Avellino riparte da Di Paolantonio: ecco il jolly di mister Ignoffo
di Titti Festa
Mercoledì 28 Agosto 2019, 12:00
3 Minuti di Lettura
Il segreto sta sempre nel trovare un'altra angolazione. Riuscire ad intravedere un po' di luce anche se all'apparenza è tutto buio. A lui piace fare così: sarà perché è nato nel giorno che accompagna la fine dell'anno, quando la nostalgia per quello che è stato si unisce alla speranza per ciò che sarà. I gol di Alessandro Di Paolantonio sono stati una delle poche cose belle e da ricordare in una domenica che invece tutti vogliono dimenticare. Non solo la doppietta al Catania, ma anche la rete su rigore al Bari, e poi l' inaspettata stoffa da leader che ha sfoderato, hanno acceso su di lui, gregario dai piedi buoni, la luce dei riflettori.
 
Giovanni Ignoffo gli ha consegnato le chiavi del centrocampo e Di Paolantonio nel ruolo di regista, lo aveva già fatto in passato, non lo sta deludendo. Anzi. Appena può si inserisce in area e non sbaglia, oppure da primo rigorista dimostra di essere lucido e di centrare l'angolo alla destra del portiere. Il vizietto del gol lo ha sempre avuto: 17 in carriera, la scorsa stagione 1 in campionato con il Trastevere, e 2 con la Pergolettese nella poule scudetto. Ma quello che più i tifosi hanno apprezzato, e lo avevano già fatto in realtà nel recente passato, è stato l'atteggiamento. Quello classico di chi ha imparato e capito cosa vuol dire indossare quella maglia, il senso che l'accompagna, il simbolo che rappresenta. Ed allora Alessandro sa che non può fermarsi, anche quando si è subito tanto come contro il Catania, sa che deve provarci sempre e comunque, che quella gente che lo guarda dagli spalti ne ha già passate tante, troppe e non solo sotto il profilo calcistico. Baffetto simpatico, orecchino, sguardo vispo, insomma il classico bravo ragazzo dallo stile hip hop consapevole di essere un privilegiato nel fare un lavoro che tutti sognano, ma senza grilli per la testa.

Mediano, esterno e regista: il centrocampo non ha segreti per lui ed anche nei moduli che ogni allenatore, Vivarini ed Ugolotti sono tra i suoi maestri, gli propone sa come destreggiarsi. In Lega Pro ci è tornato dopo la parentesi tra i dilettanti, ma in realtà questa categoria la conosce benissimo. Ci ha giocato tanto con il Teramo, la squadra della sua città quella con la quale ha conquistato due promozioni ( dalla C2 alla C1 e poi in quella B che fu revocata per la gara truccata con il Savona ndr ), e un anno con la Viterbese fino ad arrivare a 247 presenze, ma solo al momento perché ci sarà tempo per aumentare eccome questo score.

Già quando Tesser era allenatore Enzo de Vito avrebbe voluto portarlo ad Avellino, ma le perplessità dell'allenatore frenarono la trattativa che alla fine registrò una fumata nera. Ma nella sua testa quel pensiero di conoscere la terra che il suo amico Rocco Costantino, attaccante nato a Pineto ma di origine irpine, precisamente di San Sossio Baronia gli aveva sempre raccontato, gli era rimasto eccome. Per questo non ha avuto dubbi questa estate nell'aspettare, nonostante il caos del club di De Cesare e il futuro incerto, con pazienza e fiducia. Con il Cesena in pressing, Dipa, come lo hanno soprannominato i compagni, si è trasformato in attaccante ed è stato capace di respingere gli assalti fino a ritornare dove era stato bene e dove si era fatto apprezzare anche sotto il profilo umano, oltre che calcistico. La sua fidanzata Federica, che vive a San Benedetto del Tronto, è uno dei suoi punti di riferimento insieme a mamma Tiziana, una vera ultras capace di mettere in bella mostra la bandiera dell'Avellino sul balcone di casa sua, nella notte di Rieti, e che sabato sette settembre, sarà al Partenio Lombardi nella gara del cuore contro il Teramo. Senza dimenticare Prince, il suo bulldog che gli manca e non poco, perché lo sa capire senza tante parole, a volte del tutto inutili.
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