Non è stata scelta una data a caso per il lancio del documentario “Dalma Maradona la figlia di Dio”, il racconto in tre episodi che la primogenita di Diego fa di suo padre e del loro rapporto. Andrà in onda da domenica su Discovery+ perché in un'altra domenica 24 marzo, quella del 1991, Maradona giocò la sua ultima partita in Italia. Aveva la maglia rossa e il Napoli perse sul campo della Sampdoria di Mancini e Vialli che si sarebbe laureata campione d'Italia sfilando lo scudetto proprio agli azzurri. Il giorno dopo il direttore sportivo del club, Perinetti, si presentò a casa di Diego per dirgli che erano state trovate tracce di cocaina nelle sue urine e che sarebbe scattata la squalifica almeno per un anno e mezzo. Una settimana dopo Maradona e la famiglia scapparono in Argentina.
Le interviste
Interprete e produttore di questo biopic, Dalma Maradona lo ha girato tra l'Argentina e Napoli, dove è stata nel dicembre 2021, un anno dopo la morte del padre. Avrebbe voluto fare alcune interviste all'interno dello stadio Maradona ma gli fu negato dal club di De Laurentiis. E così un'intervista, quella di Bruno Giordano che vinse con Diego il primo scudetto, è stata realizzata all'esterno del tempio di Fuorigrotta. «Un giorno tuo padre mi prestò la sua Ferrari.
Gli aneddoti
Le immagini davanti al murale ai Quartieri spagnoli e nell'appartamento di via Scipione Capece 3/A, indicando l'angolo dei giochi con il papà. Sergio Siano, fotoreporter del Mattino, rivela che Diego faceva aprire i cancelli del Centro Paradiso per gli allenamenti: «Entravano così tifosi che non potevano permettersi di acquistare i biglietti la domenica: a loro Maradona voleva regalare una gioia». Dalma piange, e tanto, pensando ai primi anni a Napoli e al giorno dell'addio. «Sapeva che c'era chi non considerava italiani i napoletani, li adottò e i tifosi si identificarono in lui, amandolo moltissimo. Voleva portare Napoli alla vittoria e vi riuscì. Pensando a quello che è accaduto dopo mi verrebbe voglia di spaccare tutto e ammazzare certe persone». Spiega che papà Diego era felice quando andava al Centro Paradiso perché «quel campo lo riportava alla sua infanzia, al campetto di Villa Fiorito». Non ricorda un bacio o una carezza in quell'infanzia tormentata. «Ricordo un giorno, avevo tre anni. Papà era chiuso in bagno e stava per drogarsi. Io bussai alla porta, lui buttò la droga nel gabinetto e uscì. Ricordando quell'episodio disse in un'intervista che lo avevo salvato dalla droga: le parole più belle, non avrei potuto chiedere altro».