Taburno, vitelli sbranati: «Servono più controlli»

Colpito dall'ultimo raid l'imprenditore Carlo Ruggero: danno da 5mila euro

Un tratto del monte Taburno
Un tratto del monte Taburno
di Antonio Mastella
Lunedì 6 Maggio 2024, 00:00 - Ultimo agg. 09:28
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Vitelli sbranati, altri feriti, è lo scenario cui si è trovato di fronte Carlo Ruggiero, allevatore, alla guida di un’azienda zootecnica in cui alleva 40 capi di razza marchigiana Igp. La mattanza è avvenuta in un’area del Parco del Taburno, a poca distanza dal Santuario di Maria Santissima, dove gli animali erano al pascolo.

Due sono morti, uno è stasto ferito e «un quarto – puntualizza l’allevatore – che era con i tre, non sono riuscito a trovarlo: si è salvato dal massacro scappando, evidentemente ma chissà dove sarà andato. L’ho cercato in lungo e in largo senza alcun risultato». Il danno ammonta a non meno di 5mila euro. Come sono finiti così? «Ritengo – risponde – che siano stati dei lupi a compiere la strage; non è la prima volta che accade». In verità, c’è il dubbio che ne siano responsabili. Un veterinario dell’Asl si è recato sul posto per i dovuti accertamenti.

Dalla relazione che ha stilato, si apprende che l’aggressione sia da addebitare a «canidi selvaggi»: una definizione che comprende non solo i lupi ma anche i dingo e addirittura i licaoni.

«A giudicare dal modo con cui sono stati sbranati – insiste però Ruggiero – ho pochi dubbi. Mi convincono due indizi tipici dei lupi: aggressione alla gola e divoramento dei tessuti molli». Va detto che non si tratta di un episodio isolato. «Un mio collega che alleva ovini – ricorda – ha perso alcuni capi del suo gregge non poco tempo addietro sbranati in maniera del tutta analoga a quella con cui sono stati straziati i miei bovini» Che possa trattarsi effettivamente dell’opera dei lupi non è molto convinto Giuseppe Porcaro, agronomo, funzionario in forza a Benevento, nell’ufficio regionale dell’assessorato all’Agricoltura, coordinatore delle iniziative pianificate dalla Regione per il contenimento e controllo della fauna selvatica. «L’anno scorso – afferma – abbiamo avuto due segnalazioni di altrettante scorribande di lupi. Casi isolati. Aggiungo subito che non costituiscono un pericolo come lo sono i canidi. Non vanno demonizzati». Che siano stati loro o i canidi secondo verbale del veterinario, è relativamente importante.

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«Conta – avverte Gennarino Masiello, presidente provinciale e vice nazionale della Coldiretti – che si prenda coscienza che siamo di fronte all’ennesima emergenza per la loro presenza e, soprattutto, per la loro attività predatoria». Il leader dell’organizzazione datoriale agricola ricorda poi che «non si contano più le segnalazioni, le lamentele di agricoltori e pastori. È un crescendo di proteste, insomma e di richieste – annota - perché si trovi una soluzione che porti ad un effettivo contenimento e controllo della fauna selvatica». Masiello, in questa ottica, ipotizza un tavolo di confronto tra le istituzioni da tenersi quanto prima, che veda l’ente Parco regionale del Taburno-Camposauro in prima linea. E c’è una ragione alla base della sollecitazione. Non pochi degli assalti a mandrie e greggi, come l’ultimo in ordine di tempo ai danni dei bovini di Ruggiero, avvengono nel territorio su cui si estende la sua giurisdizione ed in cui scorrazzano, indisturbate, anche orde di cinghiali con conseguenze devastanti per l’agricoltura. In questa area protetta, vige il divieto assoluto di caccia.

«È chiaro che bisogna affrontare questa emergenza ed al più presto» dichiara Gerardo Dell’Orto, neo assessore della giunta che governa l’ente, alla cui guida c’è il riconfermato Costantino Caturano, tra l’altro sensibilissimo rispetto alla necessità di assumere iniziative in grado di garantire sicurezza ad allevatori ed agricoltori. «Si impone – osserva ancora Dell’Orto – un impegno a lavorare ad ogni livello istituzionale per uno snellimento delle leggi ambientali, dotandoci di un quadro normativo che faciliti un giusto equilibrio tra la tutela ambientale e lo sviluppo sostenibile del territorio. Vanno difesi allevatori ed agricoltori che svolgono già un ruolo di presidio contro incendi, con la cura di boschi e sottobosco». Un obiettivo che Ruggiero, che è anche guardia ambientale volontaria, sollecita: «Abbiamo scelto in tanti di stare qui, da generazioni. Vogliamo restarci per dare col nostro lavoro il massimo contributo possibile allo sviluppo del nostro territorio. Le istituzioni, ad ogni livello, ci siano vicine».

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